Rassegna, 19 luglio 2013
Alfano, Mancuso e il rito della sfiducia individuale
• Ricorda Feltri sulla Sta che «l’unica volta in cui una mozione di sfiducia ebbe esito positivo fu nel 1995, quando lo splendidamente ampolloso ministro della Giustizia, Filippo Mancuso, si mise contro il presidente del Consiglio (Lamberto Dini) e quello della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro), oltre all’intero Pds, perché interpretava il diritto in forme non creative e si ostinava a spedire ispezioni alla santa procura di Milano. Andò a buon fine per un semplice ed eccezionale motivo: la mozione di sfiducia fu sottoscritta dalla maggioranza anziché dall’opposizione. Il povero Mancuso fu sfiduciato da 173 senatori (soltanto tre contrari) poiché il Polo delle Libertà abbandonò l’aula e implicitamente la maggioranza. (…) Dal 1984 in poi, la sfiducia individuale divenne prassi e quella che si affronta oggi a Palazzo Madama è la diciannovesima. Ma siccome non si accontentò della prassi, Mancuso fece ricorso alla Corte costituzionale che gli diede torto. Oggi, dunque, sostenere l’incostituzionalità della manovra ha un senso in dottrina, ma nessun effetto pratico».