15 settembre 2006
Muore Oriana Fallaci
• A Firenze, all’1.05 nella stanza 409 al quarto piano della clinica Santa Chiara in piazza Indipendenza, muore Oriana Fallaci, 77 anni, da anni malata di tumore. «Aveva organizzato tutto da tempo, chiedendo una stanza da cui potesse avere nell’ultimo sguardo la cupola di Santa Maria in Fiore, il campanile di Giotto, la sinagoga, le cappelle medicee, la Firenze che più amava. Accanto solo la sorella Paola, i nipoti Antonio ed Edoardo, architetto di giardini, il prediletto, la segretaria. Mercoledì sera aveva ricevuto la visita del vecchio amico monsignor Rino Fisichella. Oriana Fallaci era tornata a Firenze da New York lunedì 4 alle 8 del mattino. E proprio a New York stava per ricevere l’estrema unzione da un sacerdote americano dopo un brusco peggioramento sabato mattina 2 settembre. La situazione cambiò, si riprese. Si dice abbia chiesto ostriche e champagne, anche se c’è chi lo smentisce, e la voce alimenterà comunque il suo mito. Poi la decisione di tornare a Firenze per morire “a casa”. Niente camera ardente, nessuna commemorazione pubblica, meno che mai fotografi: lo ha ripetuto mille volte a chi le è stato vicino in questi mesi di dolori e di ironie. Dopo la morte l’hanno vestita con un tailleur, al polso un orologio militare, come le capitava durante le celebri interviste. (…) Non si era arresa ancora alla morte, anzi chiese agli amici di trovarle una nuova casa nel cuore della città con una finestra sugli splendori fiorentini. Nessuno la riconosceva, il male l’aveva trasfigurata e prosciugata. Solo un tassista, portandola in via dei Bardi, la fissò a lungo, insistette: “Ma lei è la Fallaci, io ne sono sicurissimo...”. Lei negò. Alla fine del viaggio la guardò ancora e disse: “Da lei, signora, non voglio niente. È stato un onore”». [Paolo Conti, Cds 16/9/2006] Verrà tumulata nel cimitero evangelico «Agli allori», appena fuori Firenze.
• La stampa di tutto il mondo sulla morte della Fallaci: il New York Times, simbolo della sua città d’adozione, le dedica una foto in bianco e nero che domina sulla home page, Oriana alla macchina da scrivere circondata da libri e polaroid, la firma è quella di Ugo Mulas, uno dei grandi della fotografia. La giornalista fiorentina «che si è tolta il chador davanti all’ayatollah Khomeini» (Washington Post); la scrittrice «provocatoria e controversa» (Reuters); la «femminista che accendeva una sigaretta dopo l’altra» (l’agenzia stampa Xinhua, da Pechino); «atea-cristiana, non credente ma legata all’identità cristiana d’Europa» (Le Monde); «soggettività e passione sono qualità che non sempre portano a un giornalismo di successo. Ma Oriana Fallaci le aveva trasformate nelle sue parole d’ordine, insieme con una brutale onestà» (Times); «famosa, antipatica e geniale, era da molti anni la giornalista più amata e più odiata del mondo, e probabilmente la più invidiata» (El País); «la grande figura scomoda della letteratura giornalistica» (lo Spiegel). [Cds 16/9/2006]