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 2013  luglio 16 Martedì calendario

Biografia di Giuseppe Procaccini

Napoli 1949. Prefetto. Capo di gabinetto del ministero dell’Interno dal 2008 al 2013 (dimessosi il 15 luglio in seguito al suo coinvolgimento nel caso Ablyazov, vedi sotto).

• Si laurea in Giurisprudenza nel 1970, nel 1972 entra al Ministero dell’Interno. Arriva a Roma dopo essere stato a Belluno e Rieti, e dopo un periodo al Ministero del Tesoro diventa componente di numerose Commissioni, accompagnando a Bruxelles nel 1990 il Ministro del Tesoro di allora Guido Carli alla firma del Trattato di Maastricht. Nominato nel 1995 Prefetto, nel luglio del 2000 diventa capo della Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Sono gli anni in cui lavora a stretto contatto con Gianni De Gennaro, allora capo della Polizia e con il quale Procaccini stringe un ottimo rapporto. Nel giugno del 2008 è nominato da Maroni capo di Gabinetto del ministro, carica che manterrà sia con la Cancellieri che con Alfano. Il suo nome è stato anche tra i papabili per il post-Manganelli alla guida della Polizia, in quota “degennariani”. [Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano, 16/7/2013]

• «È un uomo-ombra, uno di quelli di cui si ricorda il puntiglio, la meticolosità, lo zelo nell’eseguire le indicazioni del ministro pro-tempore. Che fosse Bobo Maroni, o Annamaria Cancellieri, oppure Angelino Alfano, chiunque si interpelli, politico o grand commis dello Stato, la risposta è sempre la stessa: “Procaccini è un uomo di fiducia”. Dopo cinque anni di vero potere nei corridoi più importanti del ministero dell’Interno, per quasi un anno – coincidente con le condizioni di salute sempre più precarie di Antonio Manganelli – il nome di Procaccini non è mai mancato nei totonomine. L’uomo faceva sapere in giro di avere solidi appoggi politici. Ma secondo suo costume non si esponeva. È un raro caso, infatti, il suo, in cui il database dell’Ansa non registra una sola parola detta in pubblico». [Francesco Grignetti, La Stampa 16/7/2013]

• Quando, nel 2012, il governo Monti pubblicò gli stipendi dei dirigenti statali, lui era al trentesimo posto con 395.368 euro annui. [Francesco Grignetti, La Stampa 16/7/2013]

• Sposato, due figli.

• Il caso Ablyazov Tra il 28 e il 29 maggio 2013 Alma Salabayeva, moglie del politico e banchiere kazako Mukhtar Ablyazov, è arrestata in una villa a Casal Palocco, nella periferia di Roma, da circa 50 agenti di polizia e portata al Cie (centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria, a Roma. Gli agenti stavano cercando il marito, che oltre ad essere stato un ex ministro del Kazakistan accanto all’attuale presidente Nursultan Nazarbayev e poi all’opposizione, è oggetto di un mandato di cattura internazionale e di un processo nell’Alta Corte di Londra per delle vicende legate a quando si trovava ancora in Kazakistan. Il 30 maggio la prefettura di Roma firma un decreto di espulsione affermando che Salabayeva è entrata illegalmente in Italia. Il 31 maggio madre e figlia sono imbarcate su un aereo noleggiato dal governo kazako e su cui era presente almeno un diplomatico kazako. Dal loro arrivo in Kazakistan, si trovano agli arresti domiciliari nella città di Almaty. Ma il 5 luglio il tribunale di Roma stabilisce che il presupposto con cui era stata giustificata l’espulsione – cioè un passaporto diplomatico della Repubblica Centroafricana in possesso della donna e considerato falso – non sussisteva. Procaccini è uno dei protagonisti di questa vicenda in quanto è stato il primo al Viminale a incontrare il 28 maggio l’ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere, su indicazione del ministro Alfano. Al centro della riunione appunto Muktar Ablyazov. Procaccini spiegò ai kazaki che la competenza del caso era della polizia e li inviò al Dipartimento della pubblica sicurezza, da dove la segnalazione dei diplomatici fu girata alla Questura di Roma. Seguirono il blitz nella villa di Casal Palocco e la successiva espulsione, poi revocata, di Alma Shalabayeva. Procaccini sostiene di non aver mai avvertito della faccenda il ministro Alfano, informato solo il 2 giugno direttamente dal ministro degli Esteri Emma Bonino.