Rassegna, 16 luglio 2013
Proteste e nuova inchiesta per il caso Trayvon Martin
• Il processo si è concluso con l’assoluzione di George Zimmerman dall’accusa di aver agito per un istinto razzista quando ha ucciso un ragazzo nero dal quale si sentiva minacciato, ma il caso Trayvon Martin è tutt’altro che chiuso. Per le proteste che da due giorni scuotono l’America, da New York a Los Angeles (dove la polizia ha sparato proiettili di gomma contro i manifestanti che bloccavano un’autostrada) e perché il ministero della Giustizia ha deciso di avviare un’indagine supplementare a livello federale per verificare se il sospetto di un crimine generato da odio razziale è stato adeguatamente valutato dal tribunale della Florida che ha emesso il controverso verdetto sabato sera. Spiega infatti Mastrolilli sulla Sta che «dopo l’assoluzione di sabato, la legge Usa vieta di processare ancora Zimmerman per quell’omicidio, come era avvenuto per O. J. Simpson. Quindi le ipotesi percorribili sono due: incriminazione federale per hate crime, ossia per aver agito motivato dall’odio razziale, oppure una causa civile per danni. Sulla prima, appunto, è intervenuto il segretario alla Giustizia, La seconda ipotesi è la causa civile per wrongful death, come nel caso di O.J. Simpson, che fu condannato a pagare 33,5 milioni ai famigliari di Ronald Goldman. In questo contesto infatti non bisognerebbe provare la colpevolezza di Zimmerman “oltre ogni ragionevole dubbio”, ma solo dimostrare che la sua responsabilità nella morte di Trayvon è più probabile della sua innocenza».
• A Little Rock in Arkansas ieri l’uccisione di un ragazzo che, alla guida di un’auto rubata, era fuggito davanti alla polizia, ha fatto scendere in piazza molta gente che si è messa a scandire il nome di Trayvon Martin. [Gaggi, Cds]