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 2013  luglio 16 Martedì calendario

Il racconto della spia sul caso Ablyazov

• Racconta Pitoni sulla Sta che la spystory kazaka è iniziata con un contratto, «stipulato tra un’agenzia di investigazione israeliana, che commissiona il lavoro, e un’omologa italiana che lo accetta. “Formalizzammo l’accordo il 18 maggio, ma già da un paio di giorni c’eravamo attivati. E nel giro di poche ore lo rintracciammo nella villetta in via di Casal Palocco”, racconta Mario Trotta, ex sottufficiale dei Carabinieri in congedo, oggi socio di maggioranza e amministratore della Sira (Sicurezza investigazioni ricerca analisi). “Gli israeliani ci indicarono la zona dove ritenevano si trovasse – spiega –. Ci fornirono anche delle foto: un po’ per i particolari tratti somatici dell’uomo e dei suoi familiari, vuoi anche per un pizzico di fortuna, la ricerca non fu particolarmente complicata”. L’interesse era mirato. “Ci spiegarono che era un banchiere, che gestiva ingenti flussi di capitali. Erano interessati alle sue frequentazioni proprio in relazione a possibili operazioni finanziarie. (…) Chiesi assicurazioni sul fatto che la persona da monitorare non fosse un esponente di corpi diplomatici, di organismi internazionali né ricercato o latitante: me le diedero e accettai”. Rassicurazioni evidentemente false. “Ma non avrei in alcun modo potuto verificarle senza commettere un reato”, si difende Trotta. Cinquemila euro la somma pattuita almeno per la prima fase del lavoro. “Durò circa dieci giorni e dal 28 maggio, giorno del blitz, non avemmo più notizie né contatti”, racconta Trotta che ad ogni avvistamento di Ablyazov relazionava “praticamente in tempo reale agli israeliani”. L’ultima volta risale al 26 maggio, dal ristorante dell’Infernetto. Una data che innesca un giallo nel giallo. Il giorno dopo, il 27 maggio, l’ambasciatore kazako, Adrian Yelemessov bussa alle porte del Viminale e il 28 scatta il blitz».