Rassegna, 12 luglio 2013
Papa Francesco riforma il codice penale vaticano
• Con un motu proprio papa Francesco ieri ha approvato e promulgato una profonda riforma del diritto penale vaticano che prevede l’abolizione dell’ergastolo, l’introduzione del reato di tortura, la fissazione di principi generali a tutela del «giusto processo entro un termine ragionevole» e della presunzione di innocenza dell’imputato, il riconoscimento di convenzioni penali internazionali e introduzione dei criteri di estradizione. Spiega Accattoli sul Cds: «Si tratta di un ammodernamento complessivo della legislazione penale vaticana che completa quanto già disposto da Papa Benedetto XVI nel 2010 in materia finanziaria e in materia di abusi sessuali da parte del personale ecclesiastico. La revisione della legislazione penale era iniziata sotto Papa Ratzinger e probabilmente le novità sarebbero state le stesse se a promulgarle vi fosse stato ancora il Papa tedesco. Le innovazioni sono numerose perché la legislazione penale vaticana era ferma al 1929: in quell’anno, il nascente Stato della Città del Vaticano aveva adottato in blocco l’ordinamento giuridico, civile e penale, del Regno d’Italia. A parte piccole innovazioni successive, era dunque ancora in vigore, in Vaticano, il Codice penale italiano del 30 giugno 1889 (detto Codice Zanardelli) e il Codice di procedura penale italiano del 27 febbraio 1913».
• Le nuove norme entreranno in vigore il 1° settembre e si applicheranno anche «ai membri, agli officiali e ai dipendenti dei vari organismi della Curia Romana, delle Istituzioni a essa collegate, degli enti dipendenti dalla Santa Sede e delle persone giuridiche canoniche, nonché ai legati pontifici ed al personale di ruolo diplomatico della Santa Sede». Un’estensione che ha lo scopo di rendere perseguibili da parte degli organi giudiziari vaticani anche i reati commessi al di fuori dei confini dello Stato. [Accattoli, Cds]