La Gazzetta dello Sport, 11 luglio 2013
Furibondi per la storia della Cassazione e del processo Mediaset, i parlamentari del Pdl hanno imposto alla Camera e al Senato il fermo di un giorno dei lavori, formalmente per poter discutere la decisione dei supremi giudici, in realtà per dare un segno tangibile, con questa specie di sciopero, della loro rabbia

Furibondi per la storia della Cassazione e del processo Mediaset, i parlamentari del Pdl hanno imposto alla Camera e al Senato il fermo di un giorno dei lavori, formalmente per poter discutere la decisione dei supremi giudici, in realtà per dare un segno tangibile, con questa specie di sciopero, della loro rabbia. Di giorni di fermo ne volevano infatti tre, e ne hanno ottenuto uno grazie all’accondiscendenza dei democratici, bollata a sua volta dalle grida dei cinquestelle («buffoni, servi, schiavi») che, per dare visibilità al loro disappunto, si sono sfilati in aula giacca e cravatta. Dopo il voto a Montecitorio (presiedeva la Boldrini) sono anche scesi nell’emiciclo a gridare contro quelli del centro-destra. Hanno votato no alla moratoria dei lavori anche Sel e Lega. Nella ridda di dichiarazioni vale la pena di segnalare quella lapidaria del segretario Pd Epifani: «Il Pdl non tiri troppo la corda».
• Ma intanto bisogna spiegare bene questa storia della Cassazione e del processo Mediaset.
Il processo Mediaset è quello in cui Berlusconi è accusato di aver falsamente fatto girare all’estero i diritti tv che comprava negli Stati Uniti in modo da gonfiarne il prezzo, costituirsi una provvista di denaro fuori d’Italia e pagare meno tasse. Il tribunale di Milano e poi la Corte d’Appello lo hanno ritenuto colpevole, condannandolo a quattro anni (tre cancellati dall’indulto) e all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Sentenze del 26 ottobre 2012 e dell’8 maggio 2013. La sentenza non è ancora esecutiva, perché l’avvocato Ghedini e il professor Franco Coppi hanno presentato ricorso in Cassazione, per conto del Cav. Normalmente la Cassazione avrebbe fissato la sua udienza in un arco temporale medio di sette mesi, diciamo intorno a dicembre. Invece, l’ha convocata per il prossimo 30 luglio, martedì.
• Come mai?
Gli anni a cui si riferisce la condanna sono il 2002 e il 2003. L’evasione contestata è pari a 4,9 milioni su 397 dichiarati e, per il 2003, a 2,4 milioni a fronte dei 312 dichiarati. Di passata, le ricordo un punto della difesa del Cavaliere, e cioè l’esiguità della cifra che si suppone messa in salvo a fronte di quella dichiarata. Ma non è questo il punto: il punto è che le due annate vanno in prescrizione in momenti diversi. Il 2002 tra il 1° agosto e il 30 settembre, il 2003 l’anno prossimo. Quindi, riunendosi normalmente a dicembre, la Cassazione avrebbe permesso a un pezzo della condanna inflitta a Berlusconi di decadere.
• Quale pezzo?
Non si sa, perché sia in primo grado che in Appello la sentenza ha considerato unitariamente il presunto misfatto. La Cassazione, quindi, confermando la condanna, avrebbe comunque dovuto riconsegnare il fascicolo all’Appello, perché si celebrasse una procedura bis tesa solo a ricalcolare la condanna. Sarebbe seguito un nuovo ricorso in Cassazione e, insomma, su questo teatro giudiziario Berlusconi avrebbe avuto un anno di tregua. Proprio per impedire la prescrizione del 2002, però, la Cassazione ha deciso di anticipare la sua udienza al 30 luglio. Ed è possibile che si pronunci già quel giorno. Il Pdl ha giudicato questa come l’ulteriore prova che la magistratura è politicizzata, vuole la fine del suo capo, fa strame del diritto e delle consuetudini, ecc. Di qui, lo strano sciopero di ieri.
• Hanno ragione?
Il presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, ha negato che vi sia un qualche accanimento contro Berlusconi. «Il senatore Berlusconi è stato trattato come qualunque imputato in un processo con imminente prescrizione. Nulla vieta al collegio» ha aggiunto «di poter stabilire che il termine di prescrizione sia invece successivo al 30 luglio e che quindi la Corte possa, accogliendo istanze difensive, disporre un rinvio». La Cassazione, con una sua nota, ha poi precisato di avere l’obbligo «di determinare l’udienza di trattazione di ogni ricorso prima della maturazione della prescrizione di alcuno dei reati oggetto del procedimento, a pena di responsabilità anche di natura disciplinare, e la Corte ha sempre adempiuto a tale dovere». Però il giornalista del Corriere, Luigi Ferrarella, che ha per primo raccontato del pericolo di mezza prescrizione, ieri ha citato il caso Brega Massoni, il chirurgo condannato a 5 anni e 8 mesi per le lesioni volontarie dell’ospedale Santa Rita. Quindici delle novanta lesioni si erano prescritte e la Cassazione ha restituito il fascicolo all’Appello per il ricalcolo della pena. È storia di questi giorni.
• Che potrebbero fare Berlusconi e il centro-destra per bloccare tutto?
Dopo l’eventuale conferma della condanna, il Senato dovrebbe ratificare la decadenza di Berlusconi da parlamentare e la sua non candidabilità alle prossime elezioni. Il Pdl potrebbe allora tentare di imporre lo scioglimento anticipato del Parlamento con le dimissioni in massa dei suoi deputati e dei suoi senatori. La data del 30 luglio lascia aperta la possibilità che si voti a metà ottobre. Il Cav, presentandosi per vincere (e i sondaggi lo fanno sperare), si candiderebbe alla Camera e qui i suoi respingerebbero poi la sentenza. A parte il resto, sarebbe un conflitto tra poteri dello Stato di dimensioni e gravità mai viste.