13 maggio 2013
Ruby, Boccassini chiede sei anni per Berlusconi
• Il pm Ilda Boccassini chiede che Berlusconi sia condannato a 6 anni, di cui 5 anni per concussione e uno per prostituzione minorile, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e di sei anni dagli uffici legali. La Boccassini parla per quattro ore consecutive: sostiene che i testimoni della difesa «sono a libro paga di Berlusconi e sono stati costretti a mentire per questo», affermazione che suscita le altissime proteste del difensore Pietro Longo. Secondo il pm, Ruby avrebbe incassato dal premier quattro milioni e mezzo di euro, come si capisce – dice – dai prelievi effettuati dai suoi conti, dalle intercettazioni telefoniche e da un biglietto sequestrato alla ragazza. Il fatto che lei neghi ogni rapporto sessuale col presidente del Consiglio, una volta accettata la teoria che «sono tutti a libro paga», per la Boccassini non conta. Qualche passo della requisitoria. «La procura ritiene che è stato provato che l’imputato non solo era a conoscenza della minore età, ma ha fatto sesso con una minorenne. La storia della nipote di Mubarak è una bufala grossolana. Tutta la faccenda dimostra che era stato messo in piedi un sistema prostitutivo per il soddisfacimento dell’ex premier. Berlusconi non poteva non sapere che Ruby era minorenne, dato che lo sapeva Emilio Fede. Possiamo immaginare che una persona con cui aveva un rapporto di fedeltà come Fede non avesse detto a Berlusconi che aveva introdotto ad Arcore una minorenne? Non c’è dubbio che Ruby abbia fatto sesso con l’imputato e ne abbia ricevuto benefici. La ragazza è stata vittima del sogno italiano in negativo, quello che hanno le ragazze delle ultime generazioni i cui unici obiettivi sono entrare nel mondo dello spettacolo e fare soldi. È difficile credere che una ragazza possa avere mille euro in tasca facendo animazione, che vuol dire far ridere clienti stupidi. Ruby è una giovane di furbizia orientale. Non ha come obiettivo il lavoro, la fatica, lo studio, ma accedere a meccanismi che consentano di andare nel mondo dello spettacolo, del cinema. Al centro del sistema c’erano Fede, Mora e Minetti. Quest’ultima si barcamenava in un doppio lavoro: consigliera regionale alla luce del sole e, non alla luce del sole, gestire le case delle olgettine».