11 luglio 1976
Tags : Il disastro di Seveso
A Seveso, i primi allarmi
• Alle 11.45 il direttore tecnico della Givaudan, il dottor Jorg Sambeth, avuta notizia dell’incidente all’Icmesa di Meda ipotizza la possibilità che si fosse prodotta TCDD ma per divulgare la notizia aspetta che gli esperti della Givaudan facciano tutti gli accertamenti.
• «Dreckfabrik» («la fabbrica sporca»), così i dirigenti della Roche chiamano l’Icmesa. Jorg Sambeth: «Quando l’ho vista per la prima volta sono rimasto completamente sbalordito. Non avrei mai immaginato che nel gruppo Hoffmann-La Roche ci fosse una fabbrica in condizioni della così disastrose. Dissi che c’erano solo due possibilità: o si chiude la fabbrica e si vende, oppure si investe per portarla a condizioni ottimali. Mi risposero che la produzione di triclorofenolo era l’unica cosa importante».
• Due tecnici dell’Icmesa spiegano al sindaco di Seveso Rocca ciò che è avvenuto. Il sindaco: «La descrizione fu breve, più che altro tecnica. Per la prima volta sentii parlare di “triclorofenolo”, il tcf. “È un prodotto chimico intermedio di base” mi spiegò subito il dr. Paoletti [direttore di produzione, ndr]. “Lo può trovare anche dal droghiere, serve anche per i diserbanti. E proprio il reattore che lo produce è scoppiato. Non si sa bene perché. Ieri mattina alle sei è cessato il turno e come ogni sabato hanno lasciato raffreddare il reattore. Domani la produzione di tcf sarebbe ripresa regolarmente, se non fosse avvenuta questa reazione incontrollata all’interno, che lentamente ha fatto alzare la temperatura e la pressione, finché poco dopo mezzogiorno è avvenuto lo scoppio». E poi aggiunge: «Soltanto allora, ovvero ventiquattr’ore dopo il fatto, io ho saputo casualmente da loro che sarebbe stato opportuno raccomandare alla popolazione di non mangiare ortaggi del luogo perché erano stati contaminati da un diserbante diffusosi con una nube».