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 1976  luglio 10 Sabato calendario

La nube di Seveso

• Alle 12.37, nel cielo azzurro di Seveso, in Brianza, si leva una grande nube tossica. È una nube carica di veleno. Nello stabilimento chimico dell’Icmesa, la rottura di una valvola di sicurezza di un reattore destinato alla produzione di triclorofenolo provoca la fuoriuscita di alcuni chili di diossina (c’è chi dice 10-12 chili, altri di appena un paio, la Givaudan invece parla di 300 grammi).
• All’interno del reparto B, dove si produce il triclorofenolo, la temperatura del reattore A-101 aumenta. Sale tra i 350 e i 500 gradi e alle 12.37, per evitare l’esplosione del reattore stesso, una valvola di sicurezza salta sotto l’effetto della pressione causando lo scarico violento di particelle di vapori di glicole e di particelle varie, attraverso il tubo di sfiato. In tutto il territorio circostante si sente prima un fischio e poi un boato e finalmente si vede la nube.   
• Il vento soffia da nord verso sud-est, e la nube risparmia Medama, investe Seveso e Cesano Maderno. Come rilevato dalle stazioni meteorologiche di Carate Brianza e Como, al momento dell’incidente, il vento soffiava alla velocità di circa 5m/s.
• La fabbrica è ferma per la normale giornata di sosta del sabato con la presenza soltanto di personale di manutenzione e lavori vari, che non interessavano il reparto in questione. È quindi dalle 6 di stamane che il reattore non è sollecitato.
• Un quarto d’ora dopo l’esplosione è arrivato il dottore dello stabilimento. Ha intimato agli operai di lasciare le loro postazioni. Un operaio: «Ci ha detto: “via, via allontanatevi dai fenoli” e poi ci ha mandati a fare una doccia: “Una doccia a star sotto il più possibile”».
• Nel reattore si trovavano le materie seguenti: tetraclorobenzolo, etilenglicole e soda caustica che portano alla formazione di triclorofenolo grezzo.
• Dopo l’esplosione «per 10 minuti non si poteva respirare, né dentro né fuori. Dentro le case era peggio siamo dovute uscire e abbiamo visto una nube. Una nube rosa» (due cittadine di Seveso)
• «Ho sentito un odore come di farmacia. Ho pensato a una disinfestazione del comune» (Luigina Codogno di Cesano Maderno).  
• «In un paese della Brianza /È successo un grave fatto. Da una fabbrica è uscito un veleno mai sentito/. È passato troppo tempo / prima che ci fosse detto./ E la nube rosa uscita / È la nube assassina./ Lalalalala» (così una canzoncina che i bambini brianzoli cantavano a ottobre del 1976, al rientro nelle scuole).
• Il veleno è la diossina di tipo TCDD, ovvero 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina. Basta 1 microgrammo per kilo di peso corporeo per morire.  
• Il triclorofenolo si trasforma a partire dai 153-156 gradi.  
• L’impiego della TCDD in agricoltura è proibito da un apposito decreto del ministro della Sanità (DM n. 237, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18-9-1970): la sua azione è tanto «micidiale e sconvolgente da indurre perfino gli americani a sospenderne l’uso in Vietnam». Si usa per produrre l’agente Orange. [Sta. 25/7/1976] Jorg Sambeth, coordinatore tecnico Roche: «Negli Usa la produzione è proibita e in nessuna nazione occidentale c’era possibilità di produrre il triclorofenolo tranne all’Icmesa».