Rassegna, 9 luglio 2013
Egitto, l’esercito spara sugli islamisti. Oltre 50 morti
• All’alba l’esercito egiziano ha sparato sui sostenitori di Mohammad Morsi riuniti al Cairo intorno alla sede della Guardia repubblicana di Nasr City, l’ultimo luogo dove si era visto il raìs deposto. Oltre cinquanta i morti. La versione dell’accaduto ancora è incerta. Riporta la Zecchinelli sul Cds: «“Ci hanno attaccato, eravamo indifesi, hanno ucciso anche dei bambini”, ha dichiarato la Fratellanza con i mezzi che le restano dopo la chiusura dei suoi media. Su Twitter e in rete, in una conferenza stampa, ha mostrato video e foto a prova dell’attacco. Alcune immagini sarebbero false: quelle dei bambini morti per l’esercito sono foto siriane. Ma le altre testimoniavano senza dubbi l’uccisione di persone disarmate. L’esercito ha mostrato filmati che dimostrerebbero l’attacco da parte di uomini armati tra i pro-Morsi indifesi. I media di Stato o allineati (tutti ormai) hanno dato questa unica versione. Il New York Times , in un ampio e documentato articolo l’ha totalmente respinta: gli islamici stavano pregando, sono stati attaccati prima con gas poi con fucili, perfino il morto (o i morti) tra i militari sarebbero per fuoco amico. Alcuni video dei militari sarebbero poi state girati dopo la strage, in pieno giorno».
• Fa sapere la Paci (Sta) che al Cairo «la presenza femminile è diminuita rispetto ai giorni precedenti, la tensione è cresciuta come i muretti a protezione della piazza e, per quanto i generali promettano che non ricorreranno a “misure legali” contro i dimostranti, la sensazione di essere isolati estremizza ancor di più i sostenitori di Morsi».
• Il rais egiziano ad interim Adly Mansour ha posto una scadenza di quattro mesi e mezzo per emendare la Costituzione islamica (ora sospesa) e votarla in un referendum. Tra circa sei mesi le elezioni parlamentari, poi le presidenziali. [Zecchinelli, Cds]