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 2013  luglio 04 Giovedì calendario

Le nozze tra Emanuele Filiberto e Clotilde (articolo del 22/9/2003)

Repubblica.it, lunedì 22 settembre 2003
Disertare l’evento. L’appello alle teste coronate è di lasciare i banchi vuoti. Lo ha lanciato l’Unione Monarchica Italiana – i fedeli del Duca d’Aosta – che ha trovato increscioso il tono un po’ troppo aulico, «neanche fosse un atto dinastico», dato a «normali nozze riparatrici fra privati cittadini». 

Giovedì alle cinque della sera, definitivamente dismesso lo status di esiliato, il piccolo principe si sposa. Lei, in abito bianco perla di Valentino e militanza anarco-comunista, oramai al settimo mese di gravidanza farà il suo ingresso in chiesa sulle note di un Allegro Maestoso di Angelo Corelli. Hanno scelto un tempio solenne, la basilica di Santa Maria degli Angeli, in piazza della Repubblica, la stessa in cui il bisnonno dello sposo, il futuro Vittorio Emanuele III all’epoca principe ereditario, impalmò Elena del Montenegro. 

«Il semplice accostamento fra le due cerimonie ci indigna ed amareggia come italiani e come monarchici – si legge nell’appello dell’Umi – Emanuele Filiberto non ha nulla in comune con il bisnonno e la sua prossima sposa può solo vantare qualche decina di pellicole di cui la stampa rosa ha anticipato scene poco edificanti. Tanto che l’accostamento con la luminosa figura della Regina Elena è del tutto improponibile». 
C’è poco da fare appelli: Carlo d’Inghilterra e Felipe di Spagna, Guglielmo d’Olanda e Filippo del Belgio non ci saranno per il semplice fatto che non sono stati invitati. Non ci saranno re e non ci saranno regine. Si sposa infatti l’erede di una famiglia reale ma non regnante, e quindi non è indispensabile attenersi alle regole del protocollo (e rischiare buche clamorose).

Se ci saranno dei principi, è solo perché si tratta di amici, come Alberto di Monaco, che farà da testimone oltre che da ospite d’onore, essendo stato lui, nel maggio di due anni fa, a presentare Clotilde ed Emanuele a un Pentathlon di beneficenza a Montecarlo. Un altro principe testimone dello sposo sarà Serge di Jugoslavia, cugino. Gli altri due testimoni sono due borghesissimi amici d’infanzia e compagni di collegio: Arturo Barone e Ottavio Mazzola (tonno Maruzzella, accompagnatore della miss Italia uscente Eleonora Pedron). Aria di famiglia anche per la sposa, che ha eletto come testimoni le tre sorelle, Christiane, Camille, Capucine. In un tripudio multiplo di C intrecciate saranno tutte e tre griffate Chanel. 

Non saranno tuttavia nozze di basso profilo. Al royal wedding repubblicano sono stati invitati anche Ciampi e Berlusconi («Non ha ancora dato una risposta»), Casini e Pera, e il sindaco Veltroni. «Non sappiamo se verranno, ma sarebbe bello – sottolinea nelle ore convulse della vigilia Emanuele Filiberto – Il mio matrimonio potrebbe essere così l’occasione per sancire con una grande festa la definitiva riconciliazione della Casa sabauda con le istituzioni repubblicane». 



Gli invitati in chiesa saranno 1200, tutti placés come a una cena di gala, più i 120 giornalisti accreditati. Cinquecento gli ospiti al cocktail offerto dopo il rito nel roof dell’Hotel Exedra dall’Istituto della Real Casa, mentre non più di 180 saranno gli ammessi al pranzo-buffet – aragoste e spumante piemontese – nei saloni rinascimentali di palazzo Ruspoli, a casa di Daniela e Carlo D’Amelio, figlio dell’ultimo ministro della Real Casa. I nomi più altisonanti dell’aristocrazia ma anche, per esempio, Johnny Halliday e Pierre Cardin, amici di famiglia. E naturalmente Valentino, che vestì Marina Doria alle nozze celebrate a Teheran nel ’71 e giovedì – scelta autarchica – veste Clotilde Courau.

L’abito non può che essere stile Impero in quanto premaman, in georgette bianco, da principessa, senza ricami ma molto solenne e con uno strascico lungo sei metri. È di Valentino, e non di famiglia, anche il velo, che sarà trattenuto da una preziosa tiara in brillanti e granate appartenuta ad Elisabetta di Savoia-Genova, madre della regina Margherita. 



Le damigelle sono due nipotine di Clotilde, Anais e Lucille Lamontre, e poi Camilla e Angelica Bellora e Luna Alonso Fagone, pronipote di Marina Doria. Come garçons d’honneur lo sposo schiera Carlo D’Amelio, Matteo Marenghi Vaselli, Alessandro Jacopo Boncompagni Ludovisi, Alessandro Ruspoli, Giovanni Gaetani d’Aragona, Flavio Misciattelli. 



Tira aria di riconciliazione, se è vero che saranno presenti in chiesa tutte e tre le sorelle di Vittorio Emanuele, il quale si sarebbe impegnato a ritirare la causa contro di loro a proposito dell’eredità della regina Maria José pur di averle al matrimonio del figlio e ricomporre un quadretto famigliare di letizia e armonia. In tema baci e abbracci, ci saranno anche Carlo e Camilla di Borbone, mentre il cugino ed eterno rivale Amedeo d’Aosta, debitamente invitato, non ha ancora dato una risposta. 

Gli sposi e gli amici più stretti alloggeranno tutti all’hotel Aleph, un cinque stelle requisito per loro, ricavato da un ex banca con arredamento d’avanguardia, ambientazione anni Settanta, gigantografie di Sophia Loren in ascensore, diviso in tre diversi settori: inferno, purgatorio e paradiso. Il non royal wedding sta rischiando di trasformarsi in un centro propulsore di pubblicità per niente occulta e mega sponsorizzazioni: dalle fedi di platino di Damiani disegnate da Brad Pitt, personalmente scelte dagli sposini in via Montenapoleone, alla suite con la Jacuzzi sul tetto, dal propagandatissimo anello di fidanzamento alla Jaguar nera graziosamente messa a disposizione di una concessionaria milanese di nome Royal Car. C’è posto per tutti, basta farsi avanti.

Laura Laurenzi