Rassegna, 4 luglio 2013
Ue: più flessibilità sui conti pubblici per l’Italia
• Il presidente della Commissione europea Manuel Barroso ha annunciato che sarà concessa maggiore flessibilità nei prossimi bilanci per quei Paesi, come l’Italia, che sono usciti dalla procedura di deficit eccessivo. Spiega Trocino (Cds) che «quella presentata dalla Commissione Ue non è la famosa golden rule a cui l’Italia stava lavorando da un anno e che avrebbe garantito una vera flessibilità sulla spesa, ma è comunque un passo avanti. Barroso, ha detto che Bruxelles “valuterà i bilanci nazionali per il 2014 e gli esiti dei bilanci del 2013” e considererà “nel pieno rispetto del patto di stabilità e crescita, di permettere deviazioni temporanee dagli obiettivi di medio termine relativi al deficit strutturale come stabiliti caso per caso nelle raccomandazioni specifiche per ciascun paese”. La Commissione ha però chiarito che la flessibilità sull’uso di investimenti produttivi “in nessuna circostanza permette agli stati membri di sforare il limite del 3% del rapporto deficit-Pil”».
• Enrico Letta non ha nascosto la soddisfazione. Prima con un tweet: «Ce l’abbiamo fatta!», poi in un’intervista al Tg1: «L’idea che l’Europa premia chi si impegna è un bel messaggio per i cittadini europei e per l’Italia che si è impegnata e oggi ha il suo premio. Nella legge di stabilità metteremo in campo per il 2014 investimenti che abbiano a che fare con le infrastrutture, non soltanto fisiche, delle grandi opere, ma anche e soprattutto digitali del Paese».
• Ricorda Fubini su Rep che «è dal 1999, quando era commissario a Bruxelles, che Mario Monti chiede un’elasticità del genere nella gestione dei bilanci pubblici. Da Palazzo Chigi, lui stesso e il suo successore Enrico Letta hanno negoziato con pazienza queste concessioni che per l’Italia comportano una contabilità precisa: per quest’anno nessun margine, visto anche che la spesa pubblica sta già salendo attorno al 52% del Pil e il deficit è (almeno) al 3%; ma per l’anno prossimo, se davvero i conti terranno, il governo potrebbe facilitare investimenti per circa 15 miliardi. Qualora il deficit dovesse essere attorno al 2,5% del Pil, come previsto, circa otto miliardi potrebbero arrivare dal Tesoro e permetterebbero di sbloccare un co-finanziamento di fondi comunitari per una somma più o meno equivalente».