Rassegna, 4 luglio 2013
Egitto, l’esercito destituisce Morsi e prende il potere
• Dopo esattamente un anno di governo giudicato disastroso dalla maggioranza degli egiziani e del mondo, l’esercito ha deposto il primo presidente eletto democraticamente in Egitto, Mohammad Morsi. L’annuncio ufficiale è arrivato alle 21.05, quando a reti unificate il generale Abdel Fattah Al Sisi ha fatto sapere che «le Forze armate hanno capito le richieste del popolo egiziano. Per questo la Costituzione è sospesa, presto saranno indette le elezioni presidenziali, il capo dell’Alta corte costituzionale reggerà il Paese fino a quel momento, verranno formati un governo di coalizione e una commissione per emendare la Costituzione, i giovani saranno inclusi nel processo decisionale». Il generale ha poi garantito che «l’esercito non vuole poteri politici». All’annuncio era presente l’intera opposizione, tra cui le massime autorità religiose, il Grande Imam di Al Azhar Ahmed Al Tayyeb e il papa copto Tawadros, il rappresentante del Fronte laico del 30 giugno Mohammad ElBaradei (che molti prevedono a capo del governo di transizione su cui sono già partite nella notte le consultazioni), quello dei giovani ribelli di Tamarrod Mahmoud Badr, persino quello del partito salafita Nur, staccatosi da Morsi. L’annuncio ha fatto impazzire di gioia Tahrir e tutto le piazze anti-Morsi in sparse per l’Egitto. Nelle prime ore della notte non si sono segnalati scontri, poi è arrivata la notizia di cinque morti a Marsa Matrouh e Alessandria. Da ieri notte tutte le strade che portano verso la capitale sono state chiuse, messe sotto massima sorveglianza quelle provenienti dal Sinai per il timore di infiltrazioni di gruppi armati. [tutti i giornali]
• Morsi, bloccato nella sede della Guardia repubblicana da centinaia di soldati, ha ribadito su Facebook (tutte le tv dei Fratelli sono state subito oscurate, i militari hanno fatto un raid a Al Jazeera) il senso del discorso della notte prima: «Sono il solo raìs legittimo, è un golpe». I vertici della Fratellanza, oggetto di un divieto di lasciare il Paese, hanno sostenuto che la mossa dei militari prepara «la guerra civile e un bagno di sangue». [tutti i giornali]