Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 03 Mercoledì calendario

Egitto, il piano del golpe soft dei generali

• Il piano dei generali rivelato ieri dalla Reuters e fino a smentite ancora valido, prevede l’annullamento della Costituzione e della Shura (Senato), la nomina di un consiglio di transizione composto soprattutto da civili e tecnocrati delle varie forze fino a una nuova Carta e alle presidenziali, in un secondo tempo le elezioni per il parlamento. Il ruolo dei generali «sarà diverso» da quello avuto nella reggenza post Mubarak, meno «politico» anche se non chiaro. Si tratta a tutti gli effetti di un golpe, anche se soft e ampiamente accettato. [Zecchinelli, Cds]

•  Il Fronte 30 giugno, che raccoglie tutta l’opposizione laica, ieri ha nominato Mohammad El Baradei suo unico rappresentante nei negoziati per la transizione. [Zecchinelli, Cds]

• La Paci (Sta) è andata a fare un giro per i supermarket gestiti dai militari: «Per capire il potere reale prima ancora che simbolico dei generali egiziani, bisogna avventurarsi in uno dei tanti supermercati della catena “6 ottobre” che pur appartenendo all’esercito sono da qualche anno accessibili ai civili. “Quella consistente fetta di economia controllata dai militari ha salvato il paese” sentenzia Bassant Fahmi, ex analista di quella Borsa che ieri ha reagito con un’impennata del 5% all’intervento del ministro della difesa. Il sun mall di Nasr City, a pochi isolati dalla piazza Rabah Adaweya dove qualche decina di migliaia di islamisti invoca Allah per proteggere il proprio presidente “democraticamente eletto”, è una specie di tempio bianco e imponente che fa il paio con il sontuoso club-spa al Masah, una delle mille dependance delle caserme immerse tra palme e bouganville. Dentro, tra gli scaffali di stile sovietico ma pieni come solo in occidente, la carne egiziana che costa almeno 85 sterline al chilo (8 euro) è prezzata 55 sterline. “Da mesi faccio la spesa solo qui perché pago il riso 4 sterline invece di 8” ammette la casalinga Mona sistemando le sporte nella macchina dove il marito Ahmed ascolta un cd con i discorsi di Sadat, l’ex presidente in uniforme tornato in auge in questi giorni come Nasser e lo stesso Mubarak, rinvigorito, pare, dal vicolo cieco in cui sono finiti i suoi storici avversari».