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 2013  giugno 10 Lunedì calendario

Mesina, da brigante d’altri tempi a «boss» della cocaina

• «Da ultimo dei briganti d’altri tempi a boss della droga. Come è potuto accadere? Grazianeddu diceva, sicuro: “Non cambierò mai”. È però cambiata la Barbagia. Ritornando a Orgosolo si è accorto che il Supramonte non era più la montagna e i boschi che aveva vissuto da servo pastore né il rifugio sicuro del bandito irridente che si prendeva gioco di carabinieri e polizia e al passaggio dell’elicottero con a bordo il presidente della Repubblica (allora Giuseppe Saragat) maramaldeggiava: “Avrei potuto abbatterlo con il mio mitragliatore pesante”. La Barbagia è sempre meno terra di balentes fieri e abili nelle prodezze a cavallo e sempre più percorsa da giovani al volante di giganteschi fuoristrada, considerati qui forse più che altrove simboli vincenti del nuovo. Mesina c’è ritornato; aveva addosso 40 anni di prigione, forse credeva di ritrovare il suo mondo. Si è fatto la Porsche Cayenne, uno dei più costosi e vistosi fuoristrada, lui che un’auto non l’aveva mai posseduta né aveva mai preso la patente. Intorno ciminiere spente, sogni d’industria svaniti, fuga dalle campagne, giovani senza lavoro, rumeni a far da servi pastori, droga negli ovili.
Disse che avrebbe chiuso col passato facendo la guida per portare turisti in Barbagia; e per meglio utilizzare il marchio doc del brigante/balente, Mesina aveva cercato soci in Veneto e messo su persino un’agenzia che proponeva inclusive tour, escursione sui luoghi della latitanza del re del Supramonte e cena con maialino compresa. Il progetto di Graziano Mesina — è scritto nell’ordinanza del giudice che lo ha fatto arrestare — era solo un paravento. “Ho sempre odiato la droga” reagì con sdegno all’accusa rimbalzata al processo per il rapimento di Farouk Kassam (Mesina sostenne di aver fatto liberare il ragazzo, ma un amico del padre testimoniò: “Propose di pagare parte del riscatto con stupefacenti”). Sempre meno brigante, e sempre più boss, trattava con cosche calabresi e trafficanti albanesi mentre la Cayenne imbottita di microspie correva per la Sardegna carica di cocaina e marijuana» (Alberto Pinna, 11 giugno 2013].