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 2013  giugno 30 Domenica calendario

L’ultimatum dell’Unesco sul degrado di Pompei • Dal 2001 ad oggi gli investimenti sulla cultura sono calati dal 39% al 19% del nostro Pil • Aumentano le pocket-tax • Le app per andare in vacanza • È morta Margherita Hack

 

Patrimonio dell’umanità 1 L’ultimatum da parte dell’Unesco, l’organizzazione culturale delle Nazioni Unite, su Pompei, uno dei siti italiani considerati «patrimonio dell’umanità»: «Il governo italiano ha tempo fino al 31 dicembre 2013 per adottare misure idonee per Pompei e l’Unesco ha tempo fino al 1 febbraio 2014 per valutare ciò che farà il governo italiano e rinviare al prossimo Comitato mondiale 2014 ogni decisione». L’Unesco esaminerà la relazione istruttoria del gennaio scorso: «Carenze strutturali (infiltrazioni d’acqua, mancanza di canaline di drenaggio) e danni apportati dalla luce agli affreschi, costruzioni improprie non previste dal precedente piano, mancanza di personale». L’allarme Unesco su Pompei arriva dopo un venerdì 28 giugno tragico per l’immagine del nostro turismo nel mondo: assemblee sindacali e chiusure al mattino a Pompei (cinquecento turisti in attesa), Ercolano, Oplontis, a Milano alla Pinacoteca di Brera e al Cenacolo Vinciano, a Firenze agli Uffizi e alla Galleria dell’Accademia, a Roma a Palazzo Barberini, Pantheon, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Museo Etrusco, Pantheon (non il Colosseo dopo le chiusure dei giorni scorsi e le file di turisti furiosi). (Paolo Conti, Cds)

Patrimonio dell’umanità 2 L’Unesco ha finora riconosciuto 981 siti (759 beni culturali, 193 naturali e 29 misti) in 160 Paesi. L’Italia ne ha il maggior numero, 49 (ibidem).

Cultura «Dal 2001 ad oggi, mentre gli altri Paesi si muovevano in direzione opposta, gli investimenti sulla cultura sono calati dal 39% al 19% del nostro Pil. E i risultati si vedono. Anche nelle carenze del personale di chi dovrebbe occuparsi dei nostri tesori. Come ha scritto Vittorio Emiliani, in tutta l’Italia “gli archeologi in organico sono 343 per oltre 700 siti archeologici e monumenti dello Stato, spesso di dimensioni imponenti, e magari in località decentrate. Più altri 1.300 siti su cui vigilare. Non va meglio con gli storici dell’arte scesi a 453 per altrettanti musei dello Stato, più altri tremila circa su cui vigilare, centomila fra chiese e cappelle (nel Sud veri e propri musei), 734 musei ecclesiastici, ecc…”. Un panorama agghiacciante, per un Paese che si vanta di avere più siti Unesco di qualunque altro. Fatto sta che gli stranieri, davanti alle condizioni in cui versano le cascine di Tavola di Lorenzo il Magnifico o la reggia di Caserta, il castello di Cusago o la residenza borbonica di Carditello, la cittadella di Alessandria o l’anfiteatro di Paestum segato a metà dalla strada mai rimossa per non infastidire i gelatai e i mercanti di souvenir, restano allibiti. Quanto ai custodi in carico al ministero, sono meno di 9 mila (contro un organico fissato in 12 mila), hanno in media 58 anni (dopo una giornata passata in piedi sono a pezzi), lavorano per contratto non più di 26 turni festivi all’anno, vanno in pensione senza essere reintegrati e denunciano di non ricevere da mesi la mercede concordata per gli straordinari. Risultato: dopo esser stato esteso dalle 9 alle 19 con aperture nei festivi fino a mezzanotte, l’orario rischia d’essere ridotto» (Gian Antonio Stella, Cds).

Pocket-tax I primi due mesi del governo Letta-Alfano, segnati dall’aumento delle pocket-tax, ovvero quelle tasse che pesano sulla vita quotidiana e che emergono solo quando facciamo i conti a fine mese (in tutto 550 milioni che sono stati utilizzati per coprire nuovi interventi, dal rinvio dell’Iva alla proroga degli ecobonus sulle ristrutturazioni, alla riedizione della vecchia legge Sabatini per favorire gli investimenti in macchinari). «E’ il caso delle sigarette elettroniche: appena usciti dalla schiavitù del tabacco, circa 2 milioni di italiani si troveranno a dover pagare il 58,5% di imposta, con relativo rialzo dei prezzi, sulle e-cig (ieri la protesta dei produttori: settore distrutto). Anche la pausa caffè sarà più cara: proprio per finanziare gli ecobonus è stata aumenta l’Iva sulle macchinette che distribuiscono le merendine e i cappuccini negli uffici e nelle scuole. E’ salita dal 4 al 10%. Con relativi aumenti e un gettito di 104 milioni all’anno. Altri 125 milioni vengono invece da un settore in crisi come l’editoria: i gadget allegati ai giornali dovranno sottostare all’aliquota ordinaria del 21% e non più a quella del 4%. L’aumento più doloroso tuttavia rischia di essere quello strisciante dei bolli. Per chi non se ne fosse accorto, dal 25 giugno la marca da bollo da 1,81 euro è passata a 2 euro, mentre quella da 14,62 è passata 16. In tutto un incasso di 197,2 milioni all’anno che serviranno per la giusta causa del terremoto in Abruzzo. Sicuri perché questa pocket-tax colpisce tutti e in molti momenti della normale attività quotidiana: fatture, atti dal notaio, passaggi di proprietà, iscrizioni all’università, richieste di documenti e passaporti. Infine l’altra inesorabile tassa invisibile, contenuta nel decreto del fare: la mini accisa sui carburanti il cui importo sarà quantificato successivamente con un provvedimento dell’agenzia delle dogane: aumenteranno benzina e gasolio. Il tutto per 75 milioni di euro» (Roberto Petrini, Rep.).

App Tra le app per andare in vacanza: Skyscanner, usata da oltre 20 milioni di persone, disponibile in 29 lingue e in oltre 70 valute, per trovare un volo low cost; Prezzi benzina, dove gli utenti segnalano i prezzi del carburante e indicano quelli più convenienti; Spiagge Italia, con 1.300 aree classificate per distanza, descrizione, tipologia, servizi, gestione e anche frequenza (affollate o meno); iBronze: si indica il proprio tipo di pelle e l’applicazione - sfruttando la posizione gps del proprio telefonino e le previsioni meteo - suggerisce la protezione da utilizzare e per non scottarsi; www.dolomitisupersummer.com: i sentieri sono divisi per sforzo richiesto (battito lento, medio o forte) e tipo (gusto, famiglia, benessere, storia, ecc). Tra le app più curiose, quella cinese per capire se il cocomero è maturo: si prende l’anguria, si avvicina lo smartphone con l’applicazione, si batte con le nocche e dopo aver analizzato il tipo di suono compare la scritta «maturo» o «non ancora maturo». Esistono persino le app scaccia-zanzare. «I risultati, a leggere i commenti, non sono sempre soddisfacenti. Le punture, secondo qualcuno, ci sono comunque. Ma certo è affascinante l’idea che con un ultrasuono — emesso dallo smartphone — si possa sperare di dormire tranquilli. Non un ultrasuono qualsiasi, spiegano i creatori. “Ma quello che riproduce il richiamo sessuale del maschio causando repulsione da parte delle femmine già fecondate, le uniche in grado di pungere”». (Leonard Berberi, Cds).

Margherita Margherita Hack, 91 anni, astrofisica di fama internazionale, prima donna a dirigere un Osservatorio astronomico in Italia, è morta ieri in un ospedale di Trieste. Nei mesi scorsi si preoccupava soprattutto del marito Aldo, tanto che lo scorso dicembre, dopo che aveva rifiutato l’intervento chirurgico che l’avrebbe aiutata a gestire ancora un po’ il cuore tanto compromesso, aveva detto al Corriere: «Siamo sposati dal ’44, Aldo ha due anni più di me, sicché ce ne si andrà più o meno insieme: lui però ha paura di morire, io no. Io c’ho 90 anni, magari con una lunga convalescenza forse potrei guadagnare qualche anno, ma ho vissuto abbastanza. Piuttosto che stare all’ospedale a far nulla, preferisco vivere gli ultimi mesi tranquillamente a casa mia con Aldo, i gatti, con Zacchi che è un bastardino mezzo volpino di 15 anni, che ce l’avevano dei vicini, ma erano sempre fuori perché lavoravano tutti e due, lui era sempre solo e allora gliel’ho chiesto e me l’hanno dato un anno fa, è intelligentissimo, ci si può parlare, la Tatiana (albanese, più che la badante una di famiglia, ndr) che sta con me lo ha educato, questo si può fare e quello no». (Elvira Serra, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Aldo «Aldo De Rosa, conosciuto a 11 anni ai giardini pubblici, perso di vista e poi ritrovato e sposato in un austero matrimonio di guerra, febbraio 1944, entrambi con i cappotti rivoltati: ma quello di lei era celeste, il colore preferito. Rispondendo a Paolo Di Stefano che la interrogava con il questionario di Proust, alla domanda “Che cosa possiede di più caro?”, Margherita aveva risposto: “Il mio compagno”. E per una manciata di mesi ha mancato il compimento dei 70 anni di sodalizio insieme. Un sodalizio vissuto in allegria e simbiosi, ma senza figli, per comune sentimento: “Non avevamo quella vocazione” spiegò nell’autobiografia Nove vite come i gatti» (Maria Luisa Agnese, Cds).

Vegetariana. Margherita Hack, che non ha mai mangiato carne né pesce in vita sua, nel libro Perché sono vegetariana: «Quando vedo un animale, soprattutto dal punto di vista affettivo e istintivo, mi riconosco. Sono tanto simili a noi».

Dopo «Che mi buttino dove vogliono» (la Hack ai suoi, spiegando che non voleva funerali ma solo la sepoltura).

(a cura di Roberta Mercuri)