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 2013  giugno 11 Martedì calendario

Traffico di droga, arrestato il bandito Mesina

• Ieri mattina all’alba è stato arrestato il bandito più famoso della Sardegna, Graziano Mesina. Insieme a lui, che ormai ha 71 anni, sono finite in manette altre 24 persone. L’accusa nei confronti di Mesina è di avere «promosso, costituito, diretto e organizzato un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti». I nomi dei complici dicono poco: una decina sono di Orgosolo, tutti fedelissimi di Mesina, due sono suoi nipoti. C’era poi l’avvocato Corrado Altea, 62 anni, di Cagliari: per gli inquirenti pagava lui le partite di droga. Gli altri sono sardi: Gigino Milia, conosciuto da Mesina ai tempi del rapimento (anni ’70) dell’imprenditore di Ascoli Mario Botticelli. Ma la banda si riforniva di stupefacenti anche a Milano e in Calabria, sono coinvolti i clan della ’ndrangheta dei Morabito-Bruzzaniti e il trafficante albanese Kastriot Lukaj. E c’erano piani ambiziosi: andare a prendere la coca in Colombia, trattare direttamente coi narcotrafficanti. [Pinna, Cds]  

• Nel 1996 Mesina fu coinvolto in un traffico di droga in Piemonte: il pm chiese 16 anni, ma lui fu assolto. Dopo 40 anni di carcere, graziato nel 2004 dal presidente Ciampi è ritornato a Orgosolo. Spesso presente a dibattiti sul banditismo. L’ultimo a Gorizia due settimane fa: «Non voglio mescolarmi con la delinquenza di oggi, senza regole e senza coscienza». [Pinna, Cds]  

• «Negli anni Sessanta riusciva a sfuggire ai baschi blu che gli davano la caccia sul Supramonte di Orgosolo con un espediente usato dagli Apache: si metteva alle spalle degli inseguitori e li controllava a distanza con un binocolo». [P. G. Pinna, Rep]  

• Ricorda Bolzoni su Rep: «È un personaggio delle terre di mezzo Graziano Mesina. Piace tanto a Indro Montanelli, uno dei primi a battersi perché gli venga concessa la grazia. In un giorno del luglio del 1992 il grande giornalista si ritrova faccia a faccia con il bandito. Lui gli racconta aneddoti della sua vita (“Da bambino pescavo le trote con le mani, poi purtroppo fui costretto a usarle per altri scopi”), delle sue fughe “Mi portavano sempre in carceri di massima sicurezza ma non ne esiste uno incompatibile con l’evasione”), di se stesso (“Ero un po’ ribelle, scintilloso come si dice da noi: colpa dei soprusi dei proprietari terrieri e dei giudici”) e poi confessa: “Avrei potuto sparare a Saragat (l’ex presidente della Repubblica, ndr), ogni tanto ci facevo un pensierino. Saragat venne otto volte a Orgosolo, sempre per invitare la gente a farmi prendere. Sapevo esattamente dove sarebbe passato l’elicottero e a quale balcone si sarebbe affacciato. Volendo, lo tiravo già come un piccione».