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 2013  giugno 09 Domenica calendario

Oggi, domenica 8 giugno, primo giorno di ballottaggio per i comuni che hanno votato quindici giorni fa e in cui nessun candidato-sindaco ha raggiunto il 50% + 1 dei consensi

Oggi, domenica 8 giugno, primo giorno di ballottaggio per i comuni che hanno votato quindici giorni fa e in cui nessun candidato-sindaco ha raggiunto il 50% + 1 dei consensi.

Di che comuni si tratta?
Si tratta di 67 comuni e tra questi ci sono Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Siena, Treviso, Viterbo e soprattutto Roma. Si svolge anche il primo turno delle elezioni in Sicilia, dove vanno alle urne 142 comuni e tra questi Catania, Messina, Ragusa e Siracusa. Si vota oggi fino alle 22 e domani fino alle 15. Ballottaggi il 23 e il 24.  

• In termini generali, che cosa ci possono dire di nuovo i ballottaggi di oggi?
Sostanzialmente tre cose. La prima: andrà a votare ancora meno gente di quindici giorni fa? Il tasso di assenteismo, nella due giorni del 26-27 maggio, si assestò tra il 60 e il 70% medio in Italia con una punta negativa del 52% a Roma. Ne trassero tutti l’indicazione che il Paese, politicamente parlando, era sempre più deluso e sfiduciato. Gli stessi politici ne deducono un calo di legittimità democratica, perché una cosa è se sei eletto dall’80% degli italiani e un’altra se sei eletto dal 50%. Secondo punto interrogativo: la tenuta dei cinquestelle. C’è stata, su questo, una polemica furibonda tra gli opinionisti, e i loro giornali, e Beppe Grillo. Mettendo a confronto il risultato del M5S con le ultime politiche ne risulta un quadro drammaticamente in ribasso: nessun ballottaggio, percentuali di consenso spesso sotto il 15% e qualche volta sotto il 10. Ma Grillo ha risposto a tutti con uno dei suoi blog alla dinamite, mostrando che a perdere sono stati i presunti vincitori: «Nel 2008 a Roma il Pd raccolse 521.880 voti che alle amministrative sono diventati 267.605 (-254.275 voti, con un calo percentuale del 48%). Nello stesso confronto il Pdl è passato da 559.559 voti a 195.749 (-363.810 voti, con un calo percentuale del 65%). Il M5S, che nel 2008 muoveva i suoi primi passi, nella corsa per il Campidoglio ottenne 40.473 voti, cresciuti ora a 130.635 (+90.162 voti e + 222%). Andamento che poi si è ripetuto più o meno simile ad Ancona, Siena ed Avellino». Ha ragione se si fa il confronto corretto con le precedenti comunali. Ma il calo rispetto alle politiche non dice proprio niente? Non sottovaluterei poi la prova d’appello per la Lega, in ballo soprattutto a Treviso, dove è andato a ballottaggio il famoso sindaco-cowboy, Gentilini. Il primo giro è andato male per il Carroccio, se perdesse anche Treviso - dove Gentilini al primo turno è arrivato secondo col 34% ben distanziato dall’uomo di Pd-Sel Giovanni Manildo al 43% - ci sarebbero problemi grossi. Bossi nei giorni scorsi è tornato all’attacco di Maroni, minaccia di candidarsi alla segreteria o addirittura di fondare un altro partito.  

Direi che il match più importante si disputa a Roma.
Sì, il sindaco uscente Alemanno deve vedersela col candidato del Pd-Pdl Ignazio Marino. La vittoria di Marino sembra scontata: quindici giorni fa ha preso il 43% contro il 32 di Alemanno. I voti in libera uscita sono sostanzialmente quelli del Movimento 5 Stelle (un 12%) e dell’imprenditore Alfio Marchini (poco meno del 10%). Da questo serbatoio del 22% è difficile che non escano fuori gli 8 punti minimi che servono al candidato di sinistra. Il quale è stato attaccato perché non romano (è di Genova) e perché, per i moderati, risulta pericolosamente estremista, ha votato contro il governo Letta, è favorevole ad aborto ed eutanasia (nella città del Papa!). Una sua inattesa apertura verso Renzi ha avuto uno sgradevole sapore opportunistico. Tuttavia, si dà generalmente un giudizio negativo dei cinque anni di Alemanno, del suo coinvolgimento in un’incredibile parentopoli, di una sua distrazione colpevole verso i problemi più semplici dell’amministrazione, quelli che però i cittadini sentono di più, le buche da coprire, il traffico da regolare, eccetera. Alemanno ammette alcuni dei suoi errori, accusa una comunicazione malfatta e sostiene di aver acquisito in questi cinque anni l’esperienza sufficiente per liberarsi dei bastoni che i suoi avversari - nella politica e nella burocrazia capitolina - gli hanno buttato tra le ruote. È l’ultima scommessa non solo per questo sindaco uscente - di cui Berlusconi è comunque scontento - ma anche per l’area residua della vecchia An, ridotta in poltiglia dall’ultimo voto e di cui Alemanno potrebbe diventare il leader, rilanciandola. Se solo vincesse.  

Poi c’è la Sicilia...
È qui che Grillo ha deciso di giocarsi la partita, in un momento per lui assai difficile. Il gruppo alla Camera ha cominciato a sfaldarsi con la defezione di due onorevoli tarantini, passati al gruppo misto. Uno dei contestatori principali del capo di M5S è catanese, Tommaso Currò. A Catania, Grillo, deduco per ripicca, non si è neanche fatto vedere. Alle ultime amministrative (elezioni regionali) i grillini risultaono primo partito e hanno aiutato il governatore Crocetta a stare in piedi.  

• E sulla politica nazionale?
Ma direi niente. Il centro-destra è rassegnato a un risultato non troppo buono. Berlusconi ha strillato contro la Merkel, minacciando il governo, proprio per dare una mano ai suoi candidati. Letta e i suoi mi sembrano, al momento, più forti di quindici giorni fa, e resteranno forti qualcunque cosa accada nelle città.