Fior da fiore, 10 giugno 2013
Il record italiano delle tasse sulle imprese • Il Fisco incassa 1,7 milioni al minuto di tasse • Calo dell’affluenza ai ballottaggi per le Comunali • Alemanno e Marino ai seggi con le mamme • Polemiche a Milano per il coprifuoco del gelato • L’Italia dei divieti assurdi
Tasse 1 Semplificare è lo slogan di tutti i politici ma dal 2008, avvio della scorsa legislatura, sono state varate per le imprese 288 norme fiscali che hanno avuto come conseguenza quella di complicargli la vita. «E’ un numero pari al 58,7 per cento di tutte le disposizioni di natura tributaria (491) introdotte attraverso 29 differenti provvedimenti. Oltre quattro volte superiore a quello delle 67 “semplificazioni” fatte nello stesso periodo: ogni norma approvata per snellire la burocrazia ne ha quindi portate con sé 4,3 capaci di riversare altra sabbia negli ingranaggi. E forse non è un caso, sottolinea l’ultimo rapporto della Confartigianato che contiene questo dato scioccante, che “la pressione burocratica abbia lo stesso ritmo di crescita della pressione fiscale”. Ha raggiunto il 44,6 per cento, livello mai visto dal 1990, anno d’inizio della serie storica. Con un picco negli ultimi tre mesi 2012, durante i quali per ogni minuto che trascorreva il Fisco incassava un milione 731.416 euro. L’ufficio studi della Confartigianato ricorda che tra il 2005 e il 2013, secondo le stime Ue, le entrate fiscali sono salite del 21,2 per cento, pari a 132,1 miliardi: cifra esattamente corrispondente all’aumento nominale del Pil, diminuito però in termini reali. Per ogni euro di crescita apparente, dunque, l’Erario ha intascato un euro in più: è l’eredità di quello che nel rapporto viene definito “il ventennio perduto”, iniziato nel 1993 e proseguito con 12 differenti governi. Senza che nemmeno gli esecutivi tecnici siano riusciti a invertire la rotta». (Sergio Rizzo, Cds)
Tasse 2 Negli ultimi 600 giorni, 530 dei quali governati da Monti, il numero delle imprese è calato dell’uno per cento, il Pil è diminuito del 3,4 per cento, il credito al sistema produttivo ha subito una flessione di 65 miliardi, il debito pubblico è aumentato di 122 miliardi, la pressione fiscale è cresciuta dell’ 1,8 per cento, la disoccupazione giovanile si è ingigantita dell’ 8,5 per cento. Il numero delle persone senza lavoro è lievitato di 728 mila unità. La pressione fiscale sulle imprese risulta ben più elevata di quella per le famiglie: è arrivata al 68,3 per cento. Misura che vale il primato europeo e la quindicesima piazza mondiale. In Francia, dove pure non scherzano, il total tax rate sulle imprese è del 65,7 per cento. Ma in Germania scende al 46,8 per cento, per calare ancora in Spagna al 38,7 e planare nel Regno Unito al 35,5 per cento. Giorgio Merletti, presidente della Confartigianato: «In Italia sembra si faccia apposta per penalizzare il patrimonio produttivo. Non possiamo sempre cercare scuse o alibi. Chi governa deve assumersi le proprie responsabilità. Ci vuole meno fisco, meno burocrazia, più credito, servizi pubblici efficienti. Se muoiono le imprese, muore il Paese» (ibidem)
Tasse 3 «[...] se l’Italia, a sentire il presidente della Confartigianato, è un Paese fiscalmente e burocraticamente ostile all’impresa, non lo è certo meno rispetto al lavoro. Lo dicono chiaramente le tasse. Le imposte sul lavoro sono pari mediamente al 42,3 per cento, sono 4,6 punti al di sopra della media dell’Eurozona» (ibidem).
Ballottaggio 1 Forte calo dell’affluenza ai ballottaggi per le Comunali. Alle 22 il dato nazionale è stato del 33,87%, 8,51 punti in meno rispetto al 42,38% del primo turno. Bassa la percentuale di Roma: 32,30%, 5,39 punti in meno rispetto al 37,69% del primo turno. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Ballottaggio 2 Battute a volontà, su Internet perché Gianni Alemanno e Ignazio Marino si sono fatti fotografare mentre accompagnano ai seggi le anziane madri. Ad esmepio, su Spinoza.it: «Roma, Alemanno accompagna la madre a votare. Per cercare fino all’ultimo di convincerla» (E.Men. Cds).
Gelato Martedì scorso è entrata in vigore a Milano una nuova ordinanza sulla movida. Nelle pieghe delle nuove regole si è scoperto che una di queste — per «contenere i fenomeni di inquinamento acustico lesivi alla salute » — vieta a tutte le attività «comprese quelle artigiane di prodotti alimentari di propria produzione » dei distretti urbani della vita notturna (Navigli, Arco della Pace, corso Garibaldi) di «vendere o somministrare per asporto cibi o bevande dalle ore 24». Tradotto: che si acquisti un cono gusto fiordilatte, un kebab o un superalcolico (anche nel bicchiere di plastica) lo si può consumare solo nel locale, al chiuso, pena una multa appena il cliente varchi l’ingresso per gustare il suo gelato passeggiando. «Un classico caso di rigidità amministrativa: perché per evitare il rischio di assembramenti, schiamazzi o risse da ubriachi, la giunta ha allargato il divieto a tutto l’asporto. Scatenando il finimondo: le gelaterie, spesso, hanno solo il banco di vendita, al massimo qualche sgabello. Il gelato è da passeggio La prima reazione è stata dei commercianti. L’associazione dei pubblici esercizi ha tuonato: “Così si penalizzano le gelaterie che, con il maltempo, hanno lavorato poco. Ricorreremo al Tar”». La faccenda del gelato proibito, tra annunci di manifestazioni di protesta e decine di tweet sarcastici (tra le battute: «Milano, vietato il gelato in strada dopo mezzanotte. Disturba gli spacciatori »; «Non ho capito questa cosa del divieto del gelato a Milano? È per la prova costume?») è diventata un caso cittadino, tanto che ieri «è dovuto intervenire il sindaco Giuliano Pisapia con un comunicato ufficiale per chiarire che “nessun coprifuoco del gelato è mai stato previsto” ma anche per ammettere che l’ordinanza della discordia qualche problema di scrittura ce l’ha, tanto da dover essere spiegata. Probabilmente corretta, con un cavillo su misura che non toglie, alla vicenda, il sapore della retromarcia» (Oriana Liso, Rep.).
Norme assurde Tra le norme assurde in vigore in Italia: a Venezia non è tollerato il jazz sperimentale, come per esempio il free jazz, mentre sono ben accetti il reggae e il dub, purché entro i confini di Campo San Luca e, fuori Campo San Luca, anche l’acid jazz; a Ferrara non è ammesso il lancio di palle di neve né l’afflosciarsi del viandante che, colto da stanchezza, si sdrai su un prato nei confini urbani; a Campobello di Licata (Agrigento) l’attività ricreativa del calciobalilla o del flipper va assolutamente sospesa entro le 21; a Saluggia (Vercelli) al termine dei matrimoni è interdetto il lancio di chicchi di riso, per rispetto del sacro raccolto: si consiglia di sostituirli con petali del medesimo cereale oppure, meglio ancora, con petali di rosa; vietato a Castellammare di Stabia indossare abiti succinti quali «minigonne, maglie o camicie scollate»; vietato a Roma sedersi sulla scalinata di piazza di Spagna (ma tanto ci si siedono tutti lo stesso); vietate a Trieste le esibizioni di artisti di strada non muniti di patentino; vietato a Martinsicuro (Teramo) accompagnare gli atti sessuali con urletti gioiosi che non siamo più che contenuti; vietata a Novara la diffusione dell’ambrosia, intesa come pianta dall’alta produzione di pollini (Mattia Feltri Sta).
(a cura di Roberta Mercuri)