Rassegna, 7 giugno 2013
L’amministrazione Obama spia i telefoni degli americani
• Il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato l’ordine con cui un giudice americano obbliga la compagnia telefonica Verizon a girare ogni informazione sulle chiamate dei suoi clienti alla National Security Agency. L’amministrazione Obama si è subito difesa, dicendo che sono misure legali e necessarie per proteggere i cittadini dal terrorismo. Ma sono giustificazioni molto simili a quelle che usava già il presidente Bush. È quindi è scoppiata la polemica: «oscena violazione della privacy», come l’ha definita Al Gore, o indispensabile male minore?
• L’ordine pubblicato dal Guardian è stato firmato il 25 aprile scorso da Roger Vinson, giudice della Foreign Intelligence Surveillance Court, un tribunale segreto che autorizza gli atti di spionaggio sulla base del Foreign Intelligence Surveillance Act del 1978, e del Patriot Act, che ne ha allargato gli scopi dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Il testo, destinato a restare segreto, chiede alla compagnia di fornire fino al 19 luglio prossimo «tutti i dettagli delle chiamate o “telephony metadata”, creati dalla Verizon per comunicazioni tra gli Stati Uniti e l’estero, o interamente negli Usa, incluse le telefonate locali». L’operazione deve proseguire «su base quotidiana per la durata dell’ordine», e includere «le informazioni identificative della sessione, il numero di origine e destinazione, la durata di ogni chiamata, i numeri delle calling cards, i trunk identifiers, l’International Mobile Subscriber Identity». Non si richiede di ascoltare i contenuti delle telefonate o registrarle, ma incrociare questi metadata significa sapere con esattezza chi ha chiamato chi, quando, da dove, e altre informazioni personali. Verizon ha 121 milioni di clienti, e quindi più di un terzo dell’intera popolazione americana. Non è noto se ordini simili siano stati emessi anche per altre compagnie telefoniche, ma è molto probabile. La senatrice democratica Diane Feinsten, capo della Commissione Intelligence, l’ha descritta come un’operazione di routine: «Per quanto ne so, questo è il rinnovo trimestrale di un atto che si ripete da sette anni. E’ stato autorizzato in base al Patriot Act, perciò è legale, e il Congresso era informato». [Mastrolilli, Sta]
• Le richieste dell’Fbi alle compagnie telefoniche sono iniziate nel 2006, sotto Bush, quando l’intelligence decise di creare a Fort Mead, in Maryland, una cittadella di palazzine dove immagazzinare i «Big Data» raccolti con la sorveglianza elettronica delle comunicazioni sul territorio nazionale. Questa scelta della Casa Bianca fu adottata assieme a Robert Muller, il direttore dell’Fbi che si insediò pochi giorni prima dell’11 settembre 2001 e terminerà a fine estate un mandato di 12 anni. [Molinari, Sta]
• «Per l’intelligence americana, in particolare per la Nsa, l’Agenzia per la sicurezza nazionale, e per l’Fbi non c’è più alcun segreto nei cassetti digitali dei suoi cittadini. Almeno dal 2007, ogni foglia che si muove sotto il cielo d’America e non solo viene registrata, decriptata e archiviata. Il nome in codice è “Prism” e apre scenari che il Grande Fratello di Orwell in confronto è un boy scout. Nove tra le maggiori aziende della Silicon Valley hanno aperto le porte dei loro server agli occhi e alle orecchie dell’intelligence Usa. L’elenco basta a capire come la parola privacy sia in questo contesto solo un eufemismo: Microsoft, Yahoo!, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube e Apple. Ovvero il mondo di Internet (tranne Twitter)». [Vincenzi, Rep]