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 2013  giugno 06 Giovedì calendario

Scontri al corteo Thyssen, ferito il sindaco di Terni

• Ieri a Terni hanno scioperato e manifestato gli operai della Acciai speciali Terni, ex fabbrica Thyssen ora di proprietà della finlandese Outokumpu, che rischia di chiudere. Il corteo di circa quattrocento lavoratori si è scontrato con la polizia che ha cercato di impedire che gli operai occupassero i binari della stazione. Sono volati sassi, bottiglie e manganellate. È rimasto colpito anche il sindaco della città, Leopoldo di Girolamo, che era i testa al corteo e che stava cercando di mediare con le forze dell’ordine quando è stato ferito in testa, insanguinandosi il volto e la camicia bianca. Chi è stato a colpirlo? «Secondo me è stato un agente con lo sfollagente – ha detto Di Girolamo – ma non posso esserne sicuro al cento per cento». Anche perché la polizia ha fatto circolare un video in cui si vede un manifestante dare a caso tre ombrellate verso gli agenti e non è escluso che una abbia ferito il sindaco. «Non cambia niente – ha ribadito Di Girolamo – le manganellate ci sono state, le hanno viste tutti. Ci sono i contusi. La reazione della polizia è stata spropositata e incomprensibile». [Tonacci, Rep]

•  Sotto accusa è finito il questore di Terni, Luigi Vita, che, consapevole che la sua poltrona rischia di saltare, si è difeso scaricando su altri la responsabilità di aver deciso di non consentire che gli operai occupassero i binari della stazione. [Ruotolo, Sta]

•  Su Rep Tonacci spiega la vicenda della fabbrica di Terni: «Un colosso di tubi, capannoni, ciminiere e forni elettrici, che occupa tutta la periferia nord di Terni e che dà lavoro a 2.840 operai e altrettanti per l’indotto. È in piedi dal 1884, da quando Francesco Crispi decise di creare qui il primo polo industriale dell’Italia unita. L’ansia di Terni è cominciata due anni fa quando l’acciaieria è passata dalle mani della Thyssen, alle prese con problemi di bilancio, a quelle di Outokumpu. L’Antitrust europeo ha ordinato di rivedere la capacità produttiva del gruppo finlandese. Insomma di vendere. Sul tavolo ci sono due offerte, una del fondo di investimento americano Apollo, l’altra di Aperam, società franco-belga con una parte anche indiana. La decisione doveva essere presa entro i primi di giugno, ma niente si muove. Intanto la produzione cala».