Rassegna, 5 giugno 2013
Unipol: «Berlusconi agì come capo politico»
• Sono state rese note le motivazioni della sentenza che il 7 marzo ha condannato Silvio Berlusconi a un anno di carcere (più 80 mila euro di danni a Piero Fassino, all’epoca segretario dei Ds) e il fratello Paolo a 2 anni e 3 mesi per «concorso in rivelazione di segreto d’ufficio» nell’inchiesta sul caso Unipol. Spiega Ferrarella sul Cds: «Alla vigilia del Natale 2005 “un editore” (Paolo Berlusconi) e “un presidente del Consiglio” che era “capo della parte politica avversa a quella di Piero Fassino” (Silvio Berlusconi) hanno “sfruttato politicamente”, facendola pubblicare sul loro quotidiano Il Giornale per “peculiare interesse in quel periodo elettorale”, una delle 13.000 telefonate intercettate in estate da pm e Guardia di finanza milanesi nell’inchiesta sulla scalata di Fiorani alla Banca Antonveneta: la frase estrapolata “allora abbiamo una banca?” tra il segretario dei Ds e il n.1 di Unipol Giovanni Consorte. Un’intercettazione penalmente non rilevante e in quel momento segreta perché non depositata agli atti degli avvocati, non trascritta, nemmeno riassunta nei brogliacci: “Dunque non una fuga di notizie, come è avvenuto in altri e numerosi casi”, ma una conversazione esistente solo nel file audio che Roberto Raffaelli, infedele manager della società privata Research control system, autrice di quella intercettazione il 18 luglio 2005 per conto della Procura di Milano, nel 2010 ha ammesso di aver trafugato e portato come “regalo di Natale” a Paolo e Silvio Berlusconi ad Arcore, appunto alle 7 di sera del 24 dicembre 2005, in compagnia di un amico di Paolo, Fabrizio Favata».
• La sentenza sul caso Unipol è destinata a essere coperta da prescrizione già a settembre prima dell’Appello. [Ferrarella, Cds]