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 2013  maggio 28 Martedì calendario

Giudice unico, via tra i timori. In vigore la riforma. I penalisti: rischio boicottaggio sul giusto processo

Corriere della Sera, domenica 2 gennaio 2000
Entra ufficialmente in vigore il giudice unico. Una riforma profonda, radicale, specialmente per il rito penale. Ma ci sono forti timori e perplessità sull’effettiva capacità degli uffici giudiziari, soprattutto di quelli di maggiori dimensioni, di riuscire ad affrontare e superare, da domani, i complessi cambiamenti in tempi brevi. E la giustizia entra in una fase calda, delicata, anche per un altro importante appuntamento previsto a breve scadenza: l’introduzione del «giusto processo» con un apposito decreto legge del governo atteso per la settimana. Su questo tema il presidente dell’Unione delle Camere penali, Giuseppe Frigo, lancia l’allarme sui «rischi di boicottaggio» della riforma che entrerà in vigore il prossimo 7 gennaio ed i cui principi e le cui regole fondamentali sono inseriti nel nuovo articolo 111 della Costituzione. «I penalisti – ha avvertito Frigo – non vogliono il blocco dei processi in corso a causa del ritardo della legge attuativa ma non vogliono neppure che, con il pretesto del blocco, si celebrino processi ingiusti, con norme cioè in contrasto con la Costituzione». Da un fronte all’altro del pianeta-giustizia, il risultato non cambia. I timori e perplessità legati al giudice unico riguardano innanzitutto le strutture, ma investono anche i magistrati ed il personale delle segreterie, delle cancellerie, gli ufficiali giudiziari e gli impiegati che debbono lavorare accanto ai giudici monocratici che si occuperanno dei processi la cui pena massima non supera i dieci anni di detenzione. L’obiettivo primario del legislatore è di cercare di ridurre i tempi di una giustizia che, sia nel campo penale sia in quello civile, è stata finora drammaticamente lenta. Tanto che sull’Italia sono piovute numerose condanne da parte della Corte europea di Strasburgo. Sarà possibile con il giudice unico evitare di aspettare anni e anni prima di ottenere almeno una sentenza di primo grado? Lo spirito delle nuove norme va in questa direzione ma un bilancio sarà possibile solo dopo aver verificato se alla nuova macchina della giustizia siano stati effettivamente affidati gli strumenti idonei. Nei grandi Tribunali come Roma, Milano, Napoli e Palermo la «partenza» di domani mattina viene aspettata con grande trepidazione. Finora si è discusso sulla carta, adesso è arrivato il momento di vedere come andrà. Nella capitale, per esempio, sono pronte le aule che dovranno ospitare le udienze dei giudici monocratici (e si comincerà subito con i primi processi per direttissima per risse e mini-spaccio di sostanze stupefacenti) ma sembra che ci siano grossi problemi per quanto riguarda gli organici dei cosiddetti «procuratori onorari». Sono coloro (nella maggior parte dei casi avvocati) che dovranno sostenere le tesi dell’accusa nei processi in cui gli imputati rischiano al massimo una condanna fino a quattro anni di carcere. E poi c’è l’incognita relativa al doppio impegno per i tre giudici togati che hanno ottenuto la competenza a decidere per i reati le cui pene superano i dieci anni di carcere: riusciranno a dividersi sui due fronti dei collegi e delle udienze monocratiche? Senza parlare poi dei rischi legati ad un eventuale, mancato rispetto della data del prossimo 18 luglio, giorno entro il quale debbono essere portati a conclusione i processi pendenti. Rispetto al ’99, con il giudice unico saranno 549 gli uffici giudiziari in meno. Da domani cominceranno a funzionare anche le sezioni specializzate in materia di diritto del lavoro e di previdenza. Con la riforma, inoltre, sono stati istituiti anche due nuovi Tribunali, a Tivoli (Roma) e Giugliano (Napoli), e depenalizzati una serie di reati minori, come l’emissione degli assegni a vuoto che si trasformerà in una sanzione amministrativa.
Flavio Haver