Rassegna, 28 maggio 2013
Gli inizi di Little Tony insieme al padre
• «Pur essendo nato a Tivoli il 9 febbraio 1941, veniva dalla Repubblica di San Marino, dove, all’inizio del Novecento, viveva la famiglia Ciacci, molti fratelli di origine toscana, quattro dei quali si trasferirono a Roma. Uno era il nonno di Little Tony, che ebbe tredici figli, il settimo dei quali, Settembrino, era chitarrista, e il nono, Novino, fisarmonicista e cantante. I due con un terzo fratello suonano in compagnie teatrali e in varie occasioni, dai matrimoni alle feste di piazza. La loro storia si replica quando i tre figli di Novino, Antonio, Alberto e Enrico Ciacci, si mettono a fare musica con strumenti-giocattolo: Enrico, bimbo prodigio, suona e studia la chitarra, Alberto è un buon fisarmonicista, Tony invece si limita a maneggiare senza entusiasmo bonghetti e maracas. Nel 1954, con l’arrivo dagli Stati Uniti dei primi brani di rock’n’roll, Tony scopre la sua vocazione. A tredici anni è già in grado di imitare alla perfezione Little Richard e Bill Haley, usando testi creati in inglese maccheronico. Nel 1956 il colpo di fortuna: papà Novino si sta esibendo in canzoni romantiche e napoletane in un ristorante di Grottaferrata. Little Tony è lì anche lui quando una comitiva di turisti americani chiede a gran voce di ascoltare del rock’n’roll. Tony si lancia e comincia a cantare con i fratelli. Il successo è trionfale al punto che gli americani lasciano 50 mila lire di mancia». [Luzzatto Fegiz, Cds]
• «Incise presto qualche disco, a imitazione dei rocker americani e poi, notato da un impresario inglese, andò a farsi una bella gavetta di un anno proprio in Inghilterra, in quel fitto e movimentato sottobosco musicale antecedente alla rivoluzione beatlesiana, e per lui fu l’occasione della vita, un periodo straordinario, formativo, che gli permise di tornare in Italia più forte e temprato a ogni esperienza. Quando si ripresentò in Italia andò a cercare l’unico o quasi che poteva capire le sue voglie americane, ovvero Adriano Celentano, anche lui alle prese con una trasgressiva traduzione del rock’n’roll a uso e consumo del pubblico italiano. Celentano gli fece ascoltare 24.000 baci, era il 1961, e andarono in coppia a cantarla al festival di Sanremo. Un successone. Arrivarono secondi, solo perché il vecchio Luciano Tajoli, che rappresentava pienamente la vecchia tradizione, aveva sbaragliato tutti con la strappalacrime Al di là (peraltro firmata da un Mogol alle prime armi), ma i personaggi veramente vincenti furono loro due e dal giorno dopo Little Tony era uno dei più popolari protagonisti della canzone italiana». [Castaldo, Rep]