La Gazzetta dello Sport, 22 maggio 2013
Forse, guardando quello che succede a Oklahoma, smetteremo di lamentarci della pioggia incessante che ha rovinato, o sta rovinando, la nostra primavera

Forse, guardando quello che succede a Oklahoma, smetteremo di lamentarci della pioggia incessante che ha rovinato, o sta rovinando, la nostra primavera.
• Perché, che succede a Oklahoma?
Non ha sentito del tornado? Obama, ieri, parlando alla nazione, lo ha definito «uno dei più distruttivi della storia». È stata colpita la parte meridionale della città, un’area abitata da 600 mila persone con epicentro il sobborgo di Moore e, in particolare, la Plaza Tower School. Sono state distrutte case e scuole. Il caos provocato da un vento di 320 chilometri orari (tetti scoperchiati, case sradicate, automobili fatte voltare come fuscelli) è tale che non si può ancora dire con certezza quanti siano i morti. Nel momento in cui scriviamo sono stati recuperati 24 corpi, e 9 di questi appartengono a bambini. I feriti sono centinaia, interi quartieri risultano rasi al suolo. Spazzate via, come minimo, due scuole, un cinema multisala, varie fabbriche. È una parte del mondo in cui sono abituati agli uragani. Domenica ne sono scoppiati diversi, del tutto all’improvviso. Per quello più devastante c’è stato un preavviso di appena un quarto d’ora. Mentre Obama si rivolgeva al paese, assicurando che «l’America resterà sul posto tutto il tempo che servirà», il Papa tweettava il suo dolore e la vicinanza della Chiesa alle famiglie, Enrico Letta ed Emma Bonino, nelle vesti di presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, manifestavano la solidarietà italiana, Kevin Durant, stella degli Oklahoma City Thunder (la squadra di basket della città), faceva sapere che avrebbe donato un milione di dollari alla Croce Rossa, che si sta prodigando per soccorrere la popolazione colpita dal ciclone.
• Lei adopera indifferentemente le parole “tornado”, “uragano”, “ciclone”...
Sono la stessa cosa. Nell’Atlantico e nel Pacifico settentrionale si dice “uragano”, adoperando il nome caraibico del dio del male, “Hurican”. Nel Pacifico occidentale il termine preferito è “tifone”. In Australia vengono chiamati “willy-willy”. Nell’Oceano Indiano “cicloni”.
• Alla fin fine di che cosa si tratta?
Si tratta di movimenti rotatori delle masse d’aria, determinati in primo luogo dal riscaldamento del mare (minimo 26° Celsius). Facciamocelo spiegare ancora meglio da Carlo Rubbia, il nostro premio Nobel: «Gli oceani sono come pentole piene d’acqua sui fornelli della cucina. Se giriamo la manopola e alziamo la fiamma l’acqua bolle e si crea vapore che determina la formazione di uragani». Sono classificati in base alla scala Saffir-Simpson, che si riferisce sostanzialmente alla forza del vento e prevede cinque classi. La classe cinque, quella peggiore, è quella con venti superiori ai 248 chilometri l’ora di media. Il tifone di cui stiamo parlando appartiene appunto alla classe 5, la peggiore. «In genere – ha detto Massimo Pasqui, ricercatore del Cnr-Ibimet – questi fenomeni durano poco. Il tornado dell’Oklahoma ha imperversato invece 40 minuti e aveva un fronte molto ampio di tre chilometri e mezzo».
• S’è capito qualcosa sul perché si formano?
Poco. I misteri sono sostanzialmente quattro. Perché sono così intensi? L’opinione generale è che ci sia un nesso con l’aumento della temperatura marina, soprattutto con il riscaldamento della superficie. Ma è una risposta ancora poco accurata. Secondo mistero: perché ogni anno ce ne sono 80-90 e mai – per dire – 20 o 200? Sembra una questione di lana caprina, in realtà si tratta del primo passo per fare previsioni sicure. Terzo mistero: come nascono e perché si muovono in una certa direzione e non in un’altra? Risposte precise non ce ne sono. Quarto mistero: perché nel Mediterraneo non se ne formano mai? È probabile che la risposta a questa domanda abbia a che vedere con l’estensione della superficie marina interessata. Ma più di questo gli scienziati non sanno dire. Sa qual è il problema, tra l’altro? Che il sistema del clima, oltre a essere terribilmente complesso, è unico. Cioè, è unico ogni fenomeno: non si possono fare studi comparativi, non sono ammessi esperimenti controllati e l’unica risorsa sono i modelli matematici, che hanno limiti enormi.
• Però ho sentito che, anche da noi, le piogge non cessano e sono previsti forti venti.
Siamo usciti dalla depressione in cui ha vissuto tutta l’Europa sud-occidentale la settimana scorsa per finire dentro un’intensa perturbazione che arriva dall’Algeria e che attraverserà il nostro Paese da sudovest verso nordest, passando sul Canale di Sicilia e poi nel basso Tirreno. Significa che stavolta pioverà più al Sud che al Nord. Ed effettivamente tirerà un forte vento, al limite perfino burrascoso, cioè con velocità di 50/60 chilometri orari o addirittura 80 chilometri sul Canale di Sicilia. A Oklahoma, però, soffiava a 320. Teniamoci perciò le nostre piccole tempeste, e registriamo intanto che la tendenza è al rialzo delle temperature. L’estate, almeno da noi, nonostante tutto non è lontana.