19 maggio 2013
Forchetta
• Come si capisce da una mostra allestita nel castello reale di Blois, Carlo V di Francia (anno 1380 circa) teneva una forchetta nascosta nel suo scrigno da tavola.
• Tra i primi a usare la forchetta fu Carlo V di Francia: ne aveva una nel suo scrigno da tavola.
• Agli antichi greci la kreagra, sorta di forchettone con tanti denti, serviva per togliere dal fuoco le carni degli animali immolati alle divinità. Gli antichi romani non avevano forchetta, ma usavano il coltello per infilzare il cibo e portarselo alla bocca. Ancora più volentieri usavano le mani: Ovidio raccomandava di servirsi di tre dita (pollice, indice e medio) della mano destra, con un movimento veloce e senza inclinarsi verso il piatto, lo sguardo disinvoltamente altrove. I più raffinati indossavano dei ditali.
• Nei Racconti di Canterbury Madame Eglantine è elogiata per la grazia con cui sapeva portarsi il cibo alle labbra, senza lasciarne cadere neppure un pezzetto sul seno e, soprattutto, "senza intingere troppo profondamente le dita nella salsa".
• La "ligula" o "lingula" di tarda età imperiale, a una o due punte, serviva esclusivamente per mangiare i datteri o piccole golosità al miele.
• Anche se non utilizzate, nel Medioevo le forchette facevano parte dei servizi e si chiamavano "imbroccatoi", "broccatoi", "brocchetti".
• La prima a utilizzare la forchetta in Italia fu la principessa Maria, nipote degli imperatori Basilio II e Costantino VIII. Sposata nel 1003 al figlio del doge veneziano Pietro Orseolo II, era solita farsi tagliare dagli eunuchi il cibo a pezzettini che poi portava alla bocca con una forchetta d’oro a due rebbi. Cosa che fece imbestialire il monaco Pier Damiani: convinto che l’oggetto fosse invenzione diabolica, ne sconsigliò l’uso ai cristiani (fino al XVIII secolo i religiosi non l’ammisero alle tavole dei refettori dei conventi).
• Quando apparecchiavano la tavola, Guelfi e Ghibellini si distinguevano per la posizione della forchetta: i primi la poggiavano alla destra del piatto, i secondi orizzontalmente, nella parte alta, verso il centro della tavola, dove oggi si mettono le posate da frutta.
• Caterina de’ Medici, sposa di Enrico II di Francia, introdusse le forchette a corte. Si divertì un sacco guardando i primi tentativi dei cortigiani: "Era uno vero spasso vederli mangiare, perché coloro che non erano abili come gli altri, facevano cadere sul piatto, sulla tavola e a terra, tanto quanto riuscivano a mettere in bocca".
• Francisco Barberino nel Seicento raccomandava ai cavalieri che avessero avuto occasione di trovarsi a tavola con delle dame, di non metterle in imbarazzo guardando le loro mani "che soglion vergognare" per l’untume del cibo.
• Stupore dell’inglese Thomas Corate (1608) nel constatare che in Italia i ricchi, nei loro pasti, "mentre con una mano tenevano il coltello per tagliare la carne, con l’altra impugnavano la forchetta appuntandola sul piatto". Incredulo, si domandava: "Perché usare un simile oggetto quando Dio ci ha dato le mani?".
• Leggenda vuole che a inventare la forchetta a quattro denti sia stato il ciambellano di Ferdinando IV di Borbone per meglio arrotolare gli spaghetti. • Secondo l’idea orientale, l’uomo civilizzato non deve mai usare violenza, neppure sul cibo con coltello e forchetta (perciò si usano le bacchette).
• "Forchetta. Bisogna imparare a tenerla con leggerezza tra le dita, a posarla garbatamente nel piatto, con la punta al centro ed il manico all’orlo. Non caricatela di troppo cibo. Non costringetela ad entrarvi in bocca come una nave in porto" (Dal Dizionario di Irene Brin).
• Tipi di forchetta: grande (per primi o secondi di carne), piccola (per dessert o frutta), da pesce (più corta); da ostriche (piccola con tre punte), da lumache (piccola con due).
• Gillo Dorfles si scandalizzò a una cena: "Ho al tavolo tre persone, tutte del mio ambiente e tutte e tre, non dico una ma tutte e tre, hanno pulito il piatto tenendo un pezzo di pane tra le dita. Ci vuole tanto ad infilarlo nella forchetta?".
• Lina Sotis raccomanda: "Mai strusciare il pane nel piatto con l’aiuto della forchetta".
• Nel Medioevo un simbolo a forma di forchetta rappresentava la Trinità. Per Pitagora, invece, era un richiamo al corso della vita: la strada dritta che a un certo punto si divide nella buona e nella cattiva condotta. In epoca cristiana, rivolta verso l’alto divenne simbolo dell’anima in attesa, rivolta in basso dell’avvento di Cristo.