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 2013  maggio 17 Venerdì calendario

Appunti su Rita Atria

Io Donna, sabato 19 marzo 2011
Sorella «Sono la sorella di Atria Nicolò, ucciso a Montecago il 24 giugno 1991. Mi presento alla signoria vostra per fornire notizie che riguardano episodi e circostanze legate alla morte di mio fratello e alla uccisione di mio padre, avvenuta a Partanna nel 1985, ma più in generale per fornire notizie sull’ambiente in cui tali episodi vennero a maturare» (Rita Atria, al suo primo colloquio con la magistratura).

Morte Rita Atria, di anni 17, figlia di Vito Atria, pastore di Partanna ucciso dalla mafia nel 1985. Un fratello, Nicolò, morto ammazzato pure lui, una sorella, scappata a Milano. Decisa a denunciare Cosa Nostra, era finita presto sotto la protezione di Paolo Borsellino. Molto depressa dopo la morte del giudice, una domenica pomeriggio si lancia dal balcone della sua nuova casa, un settimo piano in via Amelia 23, quartiere Tuscolano, periferia di Roma.

Borsellino Borsellino, solito rassicurarla prendendole il volto fra le mani: «Bedda mia, calmati, non fare così, non ti preoccupare».

Mafia «Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta» (Rita nel suo diario).

Pigiama «Non conoscevo quella ragazza, più tardi mi hanno spiegato che viveva nel nostro palazzo soltanto da venerdì scorso. L’ho vista riversa sul marciapiede, con un braccio tumefatto, indosso aveva un pigiama rosa e il nastrino dei capelli era rimasto impigliato sulla balaustra di un balcone. Quando sono corsa da lei era ancora viva, rantolava, si lamentava e non riusciva a parlare» (una testimone anonima al quotidiano “la Repubblica”).

Procura In procura a Sciacca, tutti i giorni una telefonata di Rita che vuole denunciare la mafia.

Donna «Un po’ perché prese dal lavoro, un po’ per la giovane età di Rita, trascurammo di convocarla per qualche giorno. Piera Aiello, nei mesi precedenti, ci aveva spiegato che sua cognata non era affatto una ragazzina, ma una donna forte e matura, nonostante i suoi diciassette anni. Tuttavia noi esitavamo. Però Rita insisteva, telefonava, sembrava offesa dalla nostra indifferenza. Così ad un certo punto decidemmo di sentirla» (Alessandra Camassa, uno dei primi magistrati a raccogliere la testimonianza di Rita).

Sepoltura Rita, sepolta in piedi perché così, per motivi di spazio, si usa seppellire i morti nel cimitero di Partanna.

Funerale Al funerale, la sorella e qualche zio.

Solitudine «Rita Atria è morta, ma ha vissuto come pochi sanno vivere, con dignità, coraggio e coerenza. È morta adolescente, sopraffatta dalla solitudine, alla ricerca disperata di una nuova identità, dopo aver rifiutato la regola antica dell’assoggettamento mafioso». (Sandra Rizza, Una ragazza contro la mafia, ed. La Luna, 15,10 euro)

Verità «La verità vive» (le parole incise sulla tomba di Rita Atria).

Lucrezia Dell’Arti