Rassegna, 17 maggio 2013
Siria: intesa Obama-Erdogan
• Al termine di una giornata di colloqui alla Casa Bianca che ha visto partecipare da entrambi i lati i ministri degli Esteri, della Difesa e i capi dell’intelligence, Barack Obama e il premier turco Recep Tayyip Erdogan hanno messo a punto un piano per la crisi siriana che prevede lasciare intatte le istituzioni, rafforzare i ribelli e coinvolgere la Russia per il ruolo di mediazione. Erdogan ha aggiunto che «tutte le forze siriane saranno intorno al tavolo» con l’eccezione dei «terroristi»; ovvero porte aperte al partito Baath, all’attuale governo e a ogni forza politica, del regime o dell’opposizione, ma non ai miliziani di «Jabhat an Nusra», il gruppo islamico affiliato ad Al Qaeda che punta sulle gesta più efferate per imporsi fra i ribelli. Spiega Molinari (Sta): «La Casa Bianca non vuole inviare soldati e gli altri Paesi, come la Turchia, da soli esitano a intervenire. Anche l’ipotesi di imporre le no fly zone viene osteggiata dal Pentagono nel timore di sfidare il sistema antiaereo che Mosca ha costruito ad Assad negli ultimi 30 anni. Obama ed Erdogan non vanno oltre la promessa di «rafforzare le difese dei ribelli» fornendo giubbotti antiproiettili, elmetti, radio e visori notturni come suggerito da Londra. Ciò significa mettersi nelle mani di Mosca, l’unica in grado di convincere il governo siriano a negoziare un accordo senza il Raiss».