Io Donna, sabato 12 febbraio 2011, 16 maggio 2013
Tags : Patricia Highsmith
Appunti su Patricia Highsmith
Io Donna, sabato 12 febbraio 2011
Donna «Il lavoro di tutta la mia vita sarà un monumento senza dedica a una donna» (dal diario di Patricia Highsmith).
Fogliettini Prima cotta a 8 anni, per una compagna di scuola: «Ricordo che infilavo dei fogliettini piegati nelle fessure tra le pietre del vecchio edificio per farli trovare a una ragazzina dai capelli rossi di una classe inferiore alla mia».
Ostriche «È come cadere in un secchio di ostriche» (a sedici anni, descrivendo il suo primo bacio a un ragazzo).
Letti La Highsmith a vent’anni «lasciava dietro a sé una scia di letti disfatti».
Uomini La Highsmith a trent’anni voleva sposarsi e iniziò a frequentare una psicoanalista che, per 30 dollari a settimana, le facesse amare gli uomini.
Acquaragia Il padre, Jay Bernard Plangman, scoprì che la moglie era incinta poco dopo averla lasciata. Le suggerì allora di abortire e lei si scolò una bottiglia di acquaragia e partorì lo stesso.
Incestuoso Il padre, che la incontrò la prima volta quando aveva dodici anni, qualche volta la portava a cena fuori: «Quando avevo diciassette anni ci furono dei baci prolungati non proprio paterni. Questo è tutto e non voglio farne una tragedia. Incestuoso è una parola forte».
Signorine Nonostante il suo «pessimo carattere, l’avarizia, la ferocia», la Highsmith riuscì a sedurre un gran numero di donne: svariate signorine dell’elegante collegio Barnard; le studentesse Virginia ed Helen; una bionda Rosalind Constable che lavorava a “Fortune”; Allela Cornell, pittrice, bruttissima; Virginia Kent Catherwood, aristocratica, moglie di un potente banchiere; Ellen Hill, sociologa, 42 anni, 12 più di lei (durò quattro anni, per lo più spesi in litigi, Highsmith annotava: «peggio che essere sposata»); Kathyn Cohen, moglie (poi suicida) dell’editore inglese che le pubblicò i primi romanzi; Daisy, cameriera; Ann, disegnatrice; Marijane, scrittrice; Monique, insegnante; Marion, traduttrice; Lynn, aspirante attrice; Tabea, produttrice di film d'avanguardia; “X”, moglie di un uomo d'affari inglese.
Passione Di uomini ne ebbe tre (il primo a 16 anni «per curiosità e nessun gusto»), tra cui Rolf Tietgens, fotografo gay col quale finì a letto un paio di volte «per mutua, forte, inaspettata e inconcludente passione».
Poetessa Graham Greene, uno dei suoi più grandi fan, che la definì «la poetessa dell’inquietudine», una scrittrice che ha creato «un mondo senza esiti morali. Niente è certo una volta superata questa frontiera».
Birra «Il mio successo? Lo devo a molta quiete e a birra al pomeriggio».
Tirchia La Highsmith, così tirchia da farsi «cento chilometri in macchina per comprare gli spaghetti lì dove costavano meno» (Carl Lazlo).
Tumore Sopravissuta a un tumore ai polmoni («non crediate che abbia smesso di fumare per volontà, è stata la paura»), passò gli ultimi anni della sua vita mangiando burro d’arachidi e bevendo alcolici e morì sola nella sua casa di Locarno.
Passeggiata «Non è una passeggiata morire o essere malati. Ma tutto sommato direi che è stato uno dei traumi meno gravi di tutta la sua vita» (Vivien De Bernardi).
Donna «Il lavoro di tutta la mia vita sarà un monumento senza dedica a una donna» (dal diario di Patricia Highsmith).
Fogliettini Prima cotta a 8 anni, per una compagna di scuola: «Ricordo che infilavo dei fogliettini piegati nelle fessure tra le pietre del vecchio edificio per farli trovare a una ragazzina dai capelli rossi di una classe inferiore alla mia».
Ostriche «È come cadere in un secchio di ostriche» (a sedici anni, descrivendo il suo primo bacio a un ragazzo).
Letti La Highsmith a vent’anni «lasciava dietro a sé una scia di letti disfatti».
Uomini La Highsmith a trent’anni voleva sposarsi e iniziò a frequentare una psicoanalista che, per 30 dollari a settimana, le facesse amare gli uomini.
Acquaragia Il padre, Jay Bernard Plangman, scoprì che la moglie era incinta poco dopo averla lasciata. Le suggerì allora di abortire e lei si scolò una bottiglia di acquaragia e partorì lo stesso.
Incestuoso Il padre, che la incontrò la prima volta quando aveva dodici anni, qualche volta la portava a cena fuori: «Quando avevo diciassette anni ci furono dei baci prolungati non proprio paterni. Questo è tutto e non voglio farne una tragedia. Incestuoso è una parola forte».
Signorine Nonostante il suo «pessimo carattere, l’avarizia, la ferocia», la Highsmith riuscì a sedurre un gran numero di donne: svariate signorine dell’elegante collegio Barnard; le studentesse Virginia ed Helen; una bionda Rosalind Constable che lavorava a “Fortune”; Allela Cornell, pittrice, bruttissima; Virginia Kent Catherwood, aristocratica, moglie di un potente banchiere; Ellen Hill, sociologa, 42 anni, 12 più di lei (durò quattro anni, per lo più spesi in litigi, Highsmith annotava: «peggio che essere sposata»); Kathyn Cohen, moglie (poi suicida) dell’editore inglese che le pubblicò i primi romanzi; Daisy, cameriera; Ann, disegnatrice; Marijane, scrittrice; Monique, insegnante; Marion, traduttrice; Lynn, aspirante attrice; Tabea, produttrice di film d'avanguardia; “X”, moglie di un uomo d'affari inglese.
Passione Di uomini ne ebbe tre (il primo a 16 anni «per curiosità e nessun gusto»), tra cui Rolf Tietgens, fotografo gay col quale finì a letto un paio di volte «per mutua, forte, inaspettata e inconcludente passione».
Poetessa Graham Greene, uno dei suoi più grandi fan, che la definì «la poetessa dell’inquietudine», una scrittrice che ha creato «un mondo senza esiti morali. Niente è certo una volta superata questa frontiera».
Birra «Il mio successo? Lo devo a molta quiete e a birra al pomeriggio».
Tirchia La Highsmith, così tirchia da farsi «cento chilometri in macchina per comprare gli spaghetti lì dove costavano meno» (Carl Lazlo).
Tumore Sopravissuta a un tumore ai polmoni («non crediate che abbia smesso di fumare per volontà, è stata la paura»), passò gli ultimi anni della sua vita mangiando burro d’arachidi e bevendo alcolici e morì sola nella sua casa di Locarno.
Passeggiata «Non è una passeggiata morire o essere malati. Ma tutto sommato direi che è stato uno dei traumi meno gravi di tutta la sua vita» (Vivien De Bernardi).
Lucrezia Dell’Arti