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 2013  maggio 16 Giovedì calendario

L’andamento del Pil si segue a trimestri (gennaio-febbraio-marzo, eccetera) e il primo trimestre del 2013 è andato molto male: -5% rispetto all’ultimo trimestre del 2012 (ottobre-novembre-dicembre)

L’andamento del Pil si segue a trimestri (gennaio-febbraio-marzo, eccetera) e il primo trimestre del 2013 è andato molto male: -5% rispetto all’ultimo trimestre del 2012 (ottobre-novembre-dicembre). Brutto anche il confronto con il gennaio-febbraio-marzo 2012: -2,3%. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha rilevato che se si guarda al Pil del 2007, siamo scesi di un 9%, cioè ci mancano ben più di 100 miliardi di ricchezza. Gli esperti - o i cosiddetti esperti - s’aspettavano una situazione un poco migliore: -0,4% sul trimestre precedente, -2,2 sul 2013. Se riuscissimo a pareggiare nei tre trimestri che mancano alla fine dell’anno, ci troveremmo con -1,5% del 2013 sul 2012. In realtà, direi che è piuttosto probabile trovarsi a quel punto più vicini al -2 che al -1,5. Tutti questi numeri o tutte queste percentuali sono da prendere in ogni caso col beneficio d’inventario: il primo trimestre del 2013 è finito da 45 giorni, troppo poco per avere un quadro completo. E infatti nelle settimane successive si procederà ad aggiustamenti su aggiustamenti e il dato definitivo, certo, documentato su gennaio-marzo 2013 si avrà più o meno a gennaio prossimo. Questo non autorizza nessuno all’ottimismo: gli aggiustamenti possono anche peggiorare il quadro.

Da quanto tempo siamo in recessione, cioè il Pil va giù?
Questo è il settimo calo consecutivo, una cosa che, da quando si fanno queste rilevazioni (1990), non s’era mai vista. È entrata in recessione anche la Francia, il cui trimestre ha segnato un -0,2%. Perché un paese si consideri in recessione, bisogna che sul Pil ci sia il segno meno per due trimestri consecutivi. È quello che è capitato ai francesi, i quali giurano che per il resto dell’anno le cose andranno meglio e che a dicembre segneranno un +0,1%. Mah.  

I tedeschi?
Non è andata granché neanche a loro. Sull’ultimo trimestre hanno un vantaggio di un +0,1%. Dicono che è dipeso dal maltempo, una settantina quasi di giorni di pioggia. Una faccenda che riguarda anche noi e che pagheremo con scarsità, cioè prezzi più alti, cioè importazioni, per patate, pomodori eccetera. In generale l’Eurozona, cioè i 17 paesi in cui circola l’euro, sono scesi dello 0,2%. Tutta l’Unione, 27 paesi, è andata giù dello 0,1. Insomma andiamo male più o meno tutti, a parte gli inglesi cresciuti di un +0,3.  

È la prova che la politica della Merkel è sbagliata, e che l’austerità tanto spinta è un male.
Chi sa. Intanto, è comodo per tutti prendersela con Berlino, un magnifico alibi per i politici di ogni latitudine. Oxford Economics ha studiato gli effetti di un rallentamento dell’austerità (in pratica si ipotizza che nessun paese metta nuove tasse, che non tagli le spese, e che i tempi di rientro dal deficit siano allungati). Non è che i risultati siano così incoraggianti. Andrebbe bene a Spagna e Grecia. Per la Spagna: +0,8% quest’anno, +2,5% l’anno prossimo. Per la Grecia: +0,5 nel 2013, +2,3 nel 2014. L’Italia resterebbe nella media dell’eurozona: +0,2 quest’anno, +0,7 nel 2014. Per la Germania la cosa conterebbe poco: +0,1 nel 2013, +0,2% nel 2014. Non so se tutti questi numeri, oggi, le hanno fatto venire il capogiro.  

Lei non è sicuro che una revisione delle politiche tedesche porterebbe beneficio.
Quelli di Oxford Economics si chiedono: che accadrebbe però se i politici dei vari paesi, profittando dell’insperata libertà, si rimettessero a spendere come matti? La democrazia come è ridotta adesso vuole che il consenso, cioè i voti, si comprino. E che accadrebbe se, potendo finalmente rilassarsi, i politici rinunciassero alle riforme di struttura tanto invocate e tanto necessarie? L’effetto sarebbe che in poco tempo ci ritroveremmo punto e da capo, anzi in una situazione peggiore, dato che nel frattempo i conti nostri si sarebbero ulteriormente inabissati.  

Che fare dunque?, è necessario chiedere a questo punto.
Temo che oltre ai tagli agli sprechi, si debba prima o poi affrontare il dolorosissimo tema dello stato sociale, i cui costi sono sempre meno sopportabili, dall’Italia e dall’Europa. Chi avrà però il coraggio di mettere sul tavolo questioni tanto impopolari? Il governo tecnico, distribuendo equamente tra tutte le forze politiche il discredito che sarebbe venuto da provvedimenti come questi, serviva proprio a questo. Ci ha fatto bere fino in fondo l’amaro calice? Nonostante la mala stampa di cui soffre adesso Monti, sembra purtroppo di no. Anche il governo delle larghe intese potrebbe forze azzardare qualche passo odioso ma indispensabile. Stanno al governo tutt’e due, ne saranno danneggiati tutt’e due... Ah, già, dimenticavo: c’è Grillo...