Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 09 Giovedì calendario

Porto gi Genova: 7 morti, indagati pilota e comandante

• Gli inquirenti di Genova hanno ricostruito la dinamica della sciagura della Jolly Nero, un cargo della compagnia di navigazione Messina che si è schiantato martedì sera contro la torre di controllo del porto di Genova. Il bilancio dell’incidente è ancora provvisorio: 7 morti, 2 dispersi e 4 feriti. Per il procuratore capo Michele Di Lecce e per il sostituto Walter Cotugno l’ipotesi è quella di omicidio colposo plurimo e gli indagati sono due: il comandante della nave Roberto Paoloni e il pilota della Capitaneria di porto Antonio Anfossi, cioè l’uomo che obbligatoriamente deve salire sulla plancia per assistere il comandante nelle manovre di uscita dal porto. Le cose sarebbero andate così: la nave mercantile che leva gli ormeggi dal lontano terminal di Ponte Canepa, che percorre di poppa, cioè in retromarcia, i quasi due chilometri del canale di calma e che, al momento di invertire la marcia e mettersi di prua per uscire dal porto, non vira ma continua la sua pesante navigazione al contrario fino a schiantarsi sul molo Giano demolendo la torre di controllo di Genova e l’attigua palazzina. [Pasqualetto, Cds]  

• Già sentiti gli indagati e molti uomini dell’equipaggio, una ventina fra ufficiali e marinai, oltre agli addetti ai due rimorchiatori, le imbarcazioni cioè che accompagnavano la Jolly Nero fuori dal porto con due cavi agganciati (uno è stato trovato spezzato), a poppa e a prua. Dai loro interrogatori (il comandante si è avvalso della facoltà di non rispondere, dicendo solo «sono avvilito e frastornato per ciò che è accaduto») pare prevalere l’ipotesi del guasto meccanico. Quando Anfossi ha dato “l’avanti” per fermare la marcia a ritroso, il motore non avrebbe risposto. In quel momento il molo distava una settantina di metri, poco più di 40 secondi, tempo strettissimo per un’imbarcazione lunga 240 metri e pesante 60 mila tonnellate. Il governo della nave era dunque perso. [Pasqualetto, Cds]  

• «Il porto di Genova è un mondo separato dal resto della città. La folla che ieri assisteva alle operazioni di recupero dei corpi dall’altezza di viale Saffi era uguale a quella del 9 aprile 1970, quando naufragò il mercantile London Valour, stessa strada, stessa curiosità di guardare un paesaggio vicino e al tempo stesso sconosciuto. Non si sa molto, di quel che accade in quella distesa di container governata da leggi tutte sue, neppure di chi ci vive, e talvolta muore. E questo reciproco ignorarsi viene rotto soltanto quando succedono le cose brutte. “Parlano di noi solo quando ci facciamo male”. Nei loro letti all’ospedale di Villa Scassi, Gabriele Russo e Giorgio Meo ripetono la stessa frase, non può essere un caso. Uno era in cima alla Torre, è stato catapultato in acqua. Il secondo aveva appena fatto il badge, stava uscendo, quando gli è crollato il soffitto in testa. “Certe volte”, dice Giorgio, “ci sembra di essere invisibili”». [Imarisio, Cds]