Rassegna, 9 maggio 2013
Catene e guinzagli nella casa-prigione di Cleveland
• Si comincia a saperne di più della casa-prigione di Cleveland dove sono state tenute sequestrate per dieci anni tre ragazze, grazie a centinaia di prove fisiche raccolte dagli agenti dell’Fbi nella villetta di Seymour Avenue. Catene pendenti dal soffitto, lacci simili a lunghi guinzagli, una piscina gonfiabile per far nascere i bambini, lucchetti alle porte e rare uscite nel giardino sul retro. Amanda Berry, Gina DeJesus e Michelle Knight potevano muoversi entro uno spazio limitato, ma appena facevano un passo in più erano le catene a bloccarle. La presenza di lacci «simili a guinzagli» fa ipotizzare altre forme di coercizione dei movimenti delle donne che «vivevano costantemente legate e stavano quasi sempre all’interno della casa» precisa il capo della polizia. Ariel Castro infatti consentiva solo «rare e improvvise uscite nel giardino sul retro della casa» che decideva in maniera da evitare sospetti nel quartiere. Nonostante tali e tante precauzioni in un caso un vicino vide, qualche anno fa, «una donna che camminava carponi nel giardino, completamente nuda». Chiamò la polizia ma l’accertamento non portò a nulla. Così come avvenne, in un’altra occasione, quando altri vicini videro «plastica colorata alle finestre» per filtrare la luce e impedire di vedere dentro. [Vincenzi, Rep]
• Spiega Molinari sulla Sta: «All’interno della casa, Castro aveva creato un sistema di porte chiuse da lucchetti: consentivano di isolare attico, garage e seminterrato potendo avere più ambienti dove detenere le sequestrate. Alcune di queste porte furono installate nel 2001, l’anno precedente alla scomparsa di Knights, la prima ad essere rapita. Le prove raccolte dall’Fbi vengono incrociate con il risultato degli interrogatori di Ariel Castro e dei suoi due fratelli, Pedro e Onil, considerati complici. Gli investigatori puntano anzitutto a trovare i bambini nati durante il sequestro e scomparsi nel nulla: dei sei di cui si ha notizia solo Jocelyn, figlia di Amanda Berry, era nella casa-prigione e dunque ne mancano all’appello cinque, senza contare che le sequestrate avrebbero avuto “molteplici aborti” secondo alcuni parenti delle vittime. Per questo gli uomini dell’unità scientifica dell’Fbi hanno scavato per ore nel giardino della casa, come dentro il seminterrato e nel garage, ma senza trovare nulla».