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 2013  maggio 09 Giovedì calendario

I morti della Jolly Nero sono certamente nove, perché ai sette corpi recuperati bisogna aggiungere i due dispersi che secondo le stesse squadre di soccorso si trovano in fondo al mare

I morti della Jolly Nero sono certamente nove, perché ai sette corpi recuperati bisogna aggiungere i due dispersi che secondo le stesse squadre di soccorso si trovano in fondo al mare.

Cerchiamo di capire com’è andata.Come è andata non si sa. Ossia si sa che a un certo punto (erano passate da poco le undici e mezza di sera) la Jolly Nero ha puntato la torre del molo Giano e gli è andata addosso. Ho visto delle ricostruzione grafiche, in cui si vede una traiettoria giusta, con la nave che va dritta, e una traiettoria sbagliata in cui piega improvvisamente a sinistra. Non so se sono ricostruzioni esatte. Gli esperti hanno spiegato che imbarcazioni di quella stazza devono manovrare a lungo di poppa prima di mettersi in grado di uscire dal porto. La Jolly Nero avrebbe poi proseguito per Napoli e da lì per Port Said, Aqaba, Jeddah, Abu Dhabi, Gibuti, Suez, Misurata, Castellon. Trasportava roba grossa, contenitori, veicoli pesanti, super-imballaggi ecc…  

• Ma quant’è grande?
Ha una stazza di 40.894 tonnellate ed è lunga quasi 240 metri. L’hanno costruita 37 anni fa. Appartiene alla flotta della famiglia Messina: 14 navi di proprietà che battono bandiera italiana, più alcune altre a nolo. I Messina sono i secondi al mondo nel settore dei cosiddetti ro-ro-container. Il nome Jolly non è fortunato. La Jolly Rosso si arenò con un carico di rifiuti altamente tossici sulla spiaggia di Formiciche, in Calabria, il 14 dicembre del 1990. La Jolly Grigio, l’11 agosto del 2011, speronò il peschereccio Giovanni Padre affondandolo.  

• Ora, come nel caso della Concordia, non può essere che responsabilità del comandante.
Piano. Formalmente la responsabilità è sempre del comandante, ma per le manovre in porto si procede con l’ausilio di un pilota, che fa da consulente, e di due rimorchiatori, uno a prua e l’altro a poppa, che la tengono agganciata con dei cavi. La manovra di martedì notte era del tutto normale, il tempo perfetto, mare liscio. Sia il comandante della nave che il pilota mandato ad aiutarlo sono stati messi sotto inchiesta dai magistrati (omicidio colposo plurimo). Ma è presto per dire che la responsabilità è loro. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha fatto sapere ieri al Parlamento che le cause possibili dell’incidente sono quattro: «avarie di propulsione della nave, problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori, eventuali difetti di accosto o difetti di velocità della manovra». Le manovre avvengono al massimo a 6 nodi e la Jolly, per quanto se ne sa, si muoveva a 3 nodi. In ogni caso, anche le navi, come gli aerei, hanno le loro scatole nere e quella della Jolly è stata sequestrata dagli inquirenti. Il punto dei cavi: qualcuno dice che non fossero stati agganciati. Le “avarie di propulsione” sono in questo momento l’imputato principale: due motori si sarebbero bloccati, la nave sarebbe diventata ingovernabile e sarebbe andata dritta contro la torre. A metter dubbi su questa ipotesi c’è il fatto che appena la settimana scorsa la Jolly aveva subìto una more detailed inspection a Castellon de la Plana, in Spagna. A quello che risulta sarebbe stata controllata proprio la congruità di sala macchine, ponte di comando e sala timoni. Non dovrebbe essere difficile chiarire la faccenda dei motori: mentre la Torre è crollata ed è oggi un cumulo di macerie, la Jolly non s’è fatta niente, ha solo due graffi su un fianco.  

• Non ha esaminato il capitolo che il ministro ha intitolato “difetti di accosto”.
Il presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo, ha detto: «È davvero difficile riuscire a spiegare cosa sia successo. La nave stava uscendo, di questo siamo certi. Ma una nave di quelle dimensioni non fa manovra lì». Alberto Delle Piane, titolare e manager di Rimorchiatori Riuniti, ha parlato anche lui di «spazio limitatissimo». Certo, se la nave non doveva esser lì, si tratterà di capire perché, invece, era lì.  

Non sarà stato uno sbaglio mettere una Torre a filo di banchina? A che serviva?
Nel porto di Genova si fanno 14 mila manovre al giorno. Si tratta di 22 chilometri di costa dedicati alla movimentazione di persone e merci, con 20 terminali privati «attrezzati per accogliere ogni tipo di nave per ogni tipo di merce: contenitori, merci varie, prodotti deperibili, metalli, forestali, rinfuse solide e liquide, prodotti petroliferi e passeggeri» (così sul sito del Porto). La Torre andata giù aveva la stessa funzione di una torre di controllo degli aeroporti. L’avevano costruita proprio per metter ordine in un va e vieni sempre più caotico. Un tubo in cemento di 50 metri, con una sala di controllo vasta 165 metri quadri. In servizio 24 ore su 24, con un corpo piloti di 22 persone, che si alternano. Purtroppo, alle undici e mezzo di sera nella Torre c’è un sacco di gente perché si cambia turno. In quel momento saranno stati in 14 o in 15. E tre di loro erano in ascensore. L’ascensore, con i tre corpi, è stato trovato in fondo al mare.