Rassegna, 7 maggio 2013
Berlusconi, i processi restano a Milano
• La sesta sezione della Cassazione ha respinto la richiesta dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di trasferire a Brescia i suoi processi «diritti tv Mediaset» e «Ruby» allo scopo di sottrarli a tutti quei motivi che, ad avviso del capo del Pdl, a Milano minerebbero imparzialità dei giudici e serenità delle parti. Quei motivi, stabilisce ieri la Cassazione nel rigettare l’istanza e condannare Berlusconi al pagamento delle spese processuali, non esistono. Non lo sono i rigetti di «legittimi impedimenti» per malattia dopo visite fiscali, e nemmeno le ravvicinate udienze «in assoluto contrasto – lamentava la difesa del Cavaliere – con gli auspici, recentemente rivolti dalle alte cariche dello Stato (cioè il presidente Napolitano, ndr), di consentire all’on. Berlusconi di poter svolgere, pur nel rispetto di ragionevoli tempi processuali, anche la propria attività politica». Quanto ai «tragici fatti di vita personali» di Alessandra Galli (una delle tre giudici del processo Mediaset), espressione con la quale la difesa Berlusconi si avventurava nell’evocare l’assassinio del padre magistrato Guido ad opera di Prima Linea nel 1980, per la Cassazione evidentemente non «inficiano la serenità di giudizio», sempre per parafrasare l’ex premier che l’accusava anche di aver «pesantemente criticato l’operato del governo Berlusconi» per aver detto, nel 2010 all’allora ministro della Giustizia Alfano nel «Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo» al Quirinale, che non riusciva ad accettare «la costante denigrazione del lavoro di mio padre e ora mio». [Ferrarella, Cds]
• Adesso in teoria si riparte lunedì nel processo Ruby, e già domani con il processo d’appello Mediaset, dove però la difesa chiederà un’altra sospensione: stavolta in attesa che la Corte costituzionale decida sul conflitto di attribuzione sollevato nel 2011 dal governo Berlusconi contro il Tribunale del processo Mediaset sul «legittimo impedimento» che i giudici l’1 marzo 2010 non riconobbero in un improvvisato Consiglio dei ministri.
• È la seconda volta che Berlusconi si azzarda a proporre in modo formale l’argomento del «legittimo sospetto» alla Cassazione, chiedendole di usare una legge fatta nel 2002 dalla sua maggioranza per portar via i processi. Ed è la seconda volta che si vede dare torto, come già nel 2003 nel processo Sme/Ariosto. [Ferrarella, Cds]