Rassegna, 7 maggio 2013
Andreotti, il ricordo del capo ufficio stampa Mastrobuoni
• Pio Mastrobuoni, 78 anni, a lungo capo ufficio stampa di Andreotti, ricorda: «In viaggio condividevamo alcuni vizietti, diciamo così. Ci piaceva giocare a carte. Se c’erano altri si giocava a tressette. Se eravamo solo noi, preferiva quel gioco stupido che è il burraco. Me lo insegnò e alla prima mano volle puntare cinquanta lire. Siccome perdeva aumentò la puntata e alla fine del viaggio mi doveva un paio di milioni (ride, ndr). Naturalmente glieli condonai. Quando sbarcavamo, se avevamo un paio d’ore libere, correvamo all’ippodromo più vicino a scommettere sui cavalli. Una volta riuscì a portare all’Arc de Triomphe pure Mitterrand, che odiava le corse. La cosa che di lui mi stupiva di più era la memoria. Ogni tanto capitava che fossimo in visita in una città e qualcuno gli si avvicinava chiedendo il permesso di salutarlo, e lui spesso sapeva come si chiamava, che faceva suo padre. Era strabiliante. (…) Certo aveva anche dei difetti. Il peggiore è che attorno a sé tollerava gente sgradevole, dei mediocri, degli intrallazzatori. Non sto parlando di chissà che. Non pensate subito a Mino Pecorelli o roba del genere. Proprio dei mediocri. Gli erano serviti per allargare la sua corrente e aveva imbarcato un po’ di tutto. L’altro difetto, più simpatico, era la gola. Specie se andavamo nei paesi di gran cucina come la Francia, si faceva delle scorpacciate e poi gli prendeva l’emicrania. Amava il foie gras, le ostriche, i crostacei in genere». [Feltri, Sta]