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 2013  maggio 07 Martedì calendario

Andreotti e il Vaticano

• «Amicissimo di sacerdoti romani che sarebbero divenuti cardinali, come Angelo Felici, Vincenzo Fagiolo e Fiorenzo Angelini, il Divo Giulio è stato un attento testimone dei conclavi. Nell’ottobre 1958, durante la sede vacante, incontra patriarca di Venezia Angelo Roncalli, che gli parla senza giri di parole. Andreotti esce dall’udienza con la certezza che il porporato, fiero delle sue origini bergamasche e contadine, sarà il successore di Papa Pacelli. Così manda un’unica fotografia per la copertina della rivista “Concretezza”, chiusa in tipografia prima del conclave, ma pubblicata dopo l’elezione. E con Roncalli, c’azzecca. È sempre ad Andreotti, ricevuto in udienza con la famiglia, che il Papa buono confida l’intenzione di convocare il Concilio, tre giorni prima dell’annuncio ufficiale. Con l’avvento di Paolo VI, nel 1963, diventa Papa colui che aveva formato la generazione di democristiani che governano l’Italia nel dopoguerra. Andreotti cerca di interpretare dagli scranni del governo l’Ostpolitik montiniana verso i Paesi della Cortina di ferro. Riceve sofferti biglietti autografi del Pontefice bresciano che si lamenta per la legge sul divorzio. È sempre lui a tenere i contatti con il Vaticano durante i giorni drammatici del sequestro Moro, ricevendo assiduamente la visita di don Pasquale Macchi, il segretario particolare di Montini. Molti anni dopo Andreotti confiderà che il Papa era pronto a pagare dieci miliardi per salvare la vita del presidente della Dc: “Il tramite con cui cercavano di arrivare ai brigatisti era un cappellano delle carceri. Era Paolo VI che si muoveva, io non frapposi alcuna difficoltà”». [Tornielli, Sta]  

• «Da bambino, anzi più precisamente da chierichetto, si narra che partecipasse alle processioni tenendo in mano un cero e anche per questo certi ragazzi lo prendevano in giro. Taci un giorno, taci un altro, il piccolo Giulio mostrò una grande pazienza, poi al terzo si “scocciò” – suo tipico verbo – e spende il cero nell’occhio del discolo più a portata di mano». [Ceccarelli, Rep]