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 2013  maggio 07 Martedì calendario

Andreotti, la mafia e i processi

• «L’esito dei processi in cui il senatore a vita fu accusato di collusione con la mafia e di essere il mandante dell’omicidio Pecorelli (il primo celebrato a Palermo e il secondo a Perugia, strettamente connessi al punto da essere la quasi-fotocopia uno dell’altro) è noto nello svolgimento fino alle alterne conclusioni: assoluzione in primo grado e prescrizione in appello per alcuni fatti, a Palermo, confermata dalla Cassazione; assoluzione, condanna e di nuovo assoluzione a Perugia. Dibattimenti che sono durati anni, racconti infiniti di pentiti (dai più famosi e affidabili come Tommaso Buscetta e Francesco Marino Mannoia, ai più discussi o screditati, come Balduccio Di Maggio) e testimoni illustrissimi o sconosciuti, attraverso i quali è stata ripercorsa una parte importante della storia d’Italia per giudicare un uomo di governo e di potere che della storia d’Italia è stato indubbio protagonista. E lui sempre seduto sul banco degli imputati, a prendere appunti come fosse a un congresso della Democrazia cristiana, senza mai cedere a invettive o ricusazioni, al massimo qualche battuta salace. (…) Le sentenze, alla fine, hanno stabilito che con l’uccisione del giornalista Mino Pecorelli, assassinato a Roma nel marzo 1979, il senatore non c’entrava, nonostante le richieste di ergastolo e la condanna d’appello a 24 anni di carcere poi annullata dalla Cassazione senza rinvio ad altri giudici. Quanto all’accusa di mafia, nell’ultimo verdetto è scritto che “il senatore Andreotti ha avuto piena consapevolezza che suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi; ha quindi, a sua volta, coltivato amichevoli relazioni con gli stessi boss (Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti, ndr); ha palesato agli stessi una disponibilità non meramente fittizia, ancorché non necessariamente seguita da concreti, consistenti interventi agevolativi; ha loro chiesto favori; li ha incontrati; ha interagito con essi”. Per la Corte d’appello tutto ciò costituisce un reato provato fino al 1980, che però nel 2003 era ormai prescritto. In ogni caso, sentenziarono i giudici, “di questi fatti il senatore Andreotti risponde di fronte alla Storia”, con la maiuscola, tanto per ribadire il nesso inscindibile tra le vicende dell’imputato e quelle del Paese. Su altri fatti successivi al 1980, a cominciare dal presunto “bacio” con Totò Riina, restò l’assoluzione piena. E gli stessi giudici aggiunsero: “La Storia gli dovrà anche riconoscere il successivo, progressivo e autentico impegno nella lotta contro la mafia, impegno che ha, in definitiva, compromesso, come poteva essere prevedibile, la incolumità di suoi amici e perfino messo a repentaglio quella sua e dei suoi familiari”». [Bianconi, Cds]  

• «All’appuntamento Totò Riina arrivò con un’utilitaria, mi disse che dovevamo andare da Ignazio Salvo. Abbiamo percorso un corridoio fino in fondo, sulla destra c’era una stanza e dentro c’erano Andreotti e l’onorevole Lima. Io strinsi la mano ad Andreotti e Lima e baciai Ignazio. Totò Riina invece salutò con un bacio tutti e tre gli uomini» (dalla deposizione del pentito Balduccio Di Maggio). [Bolzoni, Rep]  

• «È rimasta una favola il famigerato bacio con Totò Riina, raccontato dal pentito Balduccio Di Maggio e smentito, successivamente, dalla stessa “inaffidabilità intrinseca” del collaboratore. Anzi, non è esagerato affermare che proprio quel “bacio” ha rappresentato il virus-killer dell’intero impianto accusatorio. In effetti riesce difficile pensare ad Andreotti che si profonde in effusioni col capo della mafia, lui che – durante il processo – si è limitato a dare freddamente la mano ai procuratori che lo accusavano e ha mantenuto un profondo distacco istituzionale che gli è valso il plauso generale per come, a differenza di altri, ha affrontato le sue disavventure giudiziarie». [La Licata, Sta]  

• L’omicidio di Salvo Lima, «proconsole» di Andreotti in Sicilia, e poi la strage di Capaci, nel 1992 sbarrarono la strada di Andreotti verso il Quirinale, e di questo si dibatterà in un nuovo processo che comincerà a fine mese, quello sulla presunta trattativa fra Stato e mafia. [Bianconi, Cds]