La Gazzetta dello Sport, 4 maggio 2013
Ieri Concita De Gregorio ha scritto su "Repubblica" che la presidente della Camera, Laura Boldrini, è subissata da minacce e insulti, quasi sempre a sfondo sessuale

Ieri Concita De Gregorio ha scritto su "Repubblica" che la presidente della Camera, Laura Boldrini, è subissata da minacce e insulti, quasi sempre a sfondo sessuale. La stessa presidente ha fornito alla giornalista un campionario, piuttosto impressionante, di queste contumelie: «Ti devono linciare, puttana», «Abiti a 30 chilometri da casa mia, giuro che vengo a trovarti», «Ti ammanetto, ti chiudo in una stanza buia e ti uso come orinatoio, morirai affogata», «Gli immigrati mettiteli nel letto, troia». Il luogo di questo linciaggio è la rete. Un sito ha anche pubblicato la foto di una donna sgozzata dagli islamisti la cui testa è stata sostituita, previo fotomontaggio, con quella della Presidente. La campagna, cominciata in sordina (il primo segnale è stata la foto di una nudista fatta passare per la Boldrini), si è intensificata dopo la visita alla comunità ebraica il 12 aprile scorso. Si sono scatenati i siti di destra, "Resistenza Nazionale", "Fronte Nazionale", "MultiKulti". Dopo la sparatoria di Palazzo Chigi, domenica scorsa, nuova escalation: «Dovevano sparare a te», «La prossima sei tu», «Cacati sotto, a morte i politici come te».
• Che cosa si può fare?
La Boldrini mette la faccenda su due piani. Primo: è una campagna innanzi tutto sessista, cioè se sullo scranno più alto di Montercitorio non fosse seduta una donna, non ci sarebbe questa valanga di porcherie. La campagna va dunque inquadrata, dice la Presidente, nel mio ampio contesto della persecuzione femminile, donne discriminate, donne maltrattate, donne uccise. Secondo: c’è una questione che riguarda il web, cioè la libertà assoluta di cui gode la rete.
• Boldrini vuole la censura di Internet?
Gliela dico come l’ha detta lei: «Non ho paura io, adesso, di aprire un fronte di battaglia, se necessario. Daremo visibilità a un gruppo di fanatici? Sì, è vero. Ma non sono pochi, sono migliaia e migliaia, crescono ogni giorno e costituiscono una porzione del Paese che non possiamo ignorare: c’è e dobbiamo combatterla. Non posso denunciarli tutti individualmente: è un’arma spuntata, la giustizia cammina lentamente al cospetto della Rete, quando arriva la minaccia è già altrove, moltiplicata per mille. E poi non è una questione che riguarda solo me». Dice il portavoce della Presidente, Roberto Natale: «Ogni volta che si interviene a cancellare un messaggio, ad oscurare un sito c’è una reazione fortissima della rete che invoca la libertà e parla di censura». Valentina Loiero, responsabile comunicazione: «Al principio abbiamo individuato un sito, di cui è titolare Antonio Mattia, che aveva diffuso la foto di una nudista spacciandola per Laura ed aveva dato il via ai commenti sessisti. Abbiamo informato la polizia postale. La reazione dell’uomo alla visita delle forze dell’ordine è stata una denuncia di violazione della privacy a cui hanno fatto seguito in rete accuse di abuso di potere, subito riprese da esponenti politici della destra».
• Ma non ci sono già leggi che regolano la vita dei siti?
Ci sono e su internet, se facciamo qualcosa di illecito, siamo subito riconosciuti, individuati e, se è il caso, sanzionati. Per, esempio, l’8 aprile i gestori del sito Stormfront, neonazista, sono stati condannati per antisemitismo. Il problema dunque è il funzionamento della nostra giustizia, quello della polizia postale, e la nostra resistenza a chiedere la protezione della legge. Non è bello che la stessa presidente della Camera ci abbia fatto sapere che è inutile ricorrere alla giustizia perché ci mette troppo tempo. Se non ricorre alla giustizia lei, come potrà farlo una povera donna di qualche sperduta provincia messa in mezzo da quattro teppisti? E infatti uno dei problemi è che chi viene perseguitato in rete raramente si rivolge alle forze dell’ordine. Insomma, le leggi ci sono, bisogna applicarle e speditamente, in rete e fuori dalla rete. Censurare internet vuol dire rinunciare a internet.
• Quanti agenti della polizia postale lavorano alla Camera?
Solo due, e questo è un problema, dato che non solo la Boldrini ma tutti i politici sono bersagliati dagli internauti.
• Come ha reagito il web alle proposte di censura della presidente?
Dal sito di "Repubblica", risultano metà favorevoli, metà contrari. Nel dibattito è intervenuta anche Arianna Ciccone, che organizza il festival di giornalismo di Perugia. Ha demolito l’idea che la rete sia censurabile e ha raccontato questo episodio: «Negli Stati Uniti, il Congressman repubblicano Ted Poe, lo scorso dicembre, ha chiesto all’FBI di obbligare Twitter a chiudere gli account di Hamas e Hezbollah, in quanto organizzazioni terroristiche, che incitano all’odio e alla violenza. Nel dibattito che si è aperto, esperti e professori, come Jonathan Zittrain, professore alla Harvard Law School e uno dei fondatori del Berkman Center for Internet and Society, hanno fatto notare che un simile intervento sarebbe stato contrario al primo emendamento della Costituzione americana. "L’FBI può sapere molto di più su Hamas e su altre organizzazioni, lasciandole operare in un ambiente aperto, che non chiudendo le loro ’voci’, obbligandole a una comunicazione su canali nascosti, cosa che avverrebbe inevitabilmente"».