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 2013  maggio 01 Mercoledì calendario

Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha incontrato Angela Merkel già ieri sera, a Berlino, e si accinge adesso a completare il suo giro europeo facendo tappa a Parigi, a Bruxelles e a Madrid• È andato dalla Merkel nella speranza che l’Europa allenti un po’ la stretta?Sì, ha anche detto di averle chiesto consiglio su come si guida una grande coalizione, dato che la Merkel ha governato con gli avversari socialdemocratici dal 2005 al 2009

Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha incontrato Angela Merkel già ieri sera, a Berlino, e si accinge adesso a completare il suo giro europeo facendo tappa a Parigi, a Bruxelles e a Madrid

• È andato dalla Merkel nella speranza che l’Europa allenti un po’ la stretta?
Sì, ha anche detto di averle chiesto consiglio su come si guida una grande coalizione, dato che la Merkel ha governato con gli avversari socialdemocratici dal 2005 al 2009. Quanto all’allentamento della politica di rigore, qualche dichiarazione della Kanzlerin induce a un minimo di ottimismo: «Ogni Paese deve fare i propri compiti per uscire dalla crisi, ma l’Italia ha già compiuto un pezzo di strada [...]Abbiamo deciso un patto fiscale, e dobbiamo mantenere l’impegno, ma serve anche un patto per la crescita». Letta ha agitato come uno spauracchio il Movimento 5 Stelle: «Il messaggio che è arrivato dall’elettorato italiano non può essere sottovalutato». Però, sempre ieri, un portavoce della Commissione europea, alla domanda se l’Europa ammetterebbe l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, ha risposto: «Gli obiettivi di bilancio non cambiano».

• In concreto, che cosa vogliamo?
Contro di noi c’è una procedura d’infrazione. Siamo accusati di troppo deficit. Siamo obbligati a restare sotto il 3% nel rapporto deficit/pil e quest’anno e negli anni a venire. Il governo Monti ha già presentato all’Europa il Documento Economico-Finanziario (Def) e il Piano Nazionale di Riforme (Pnr) con i quali si dimostra che saremo capaci di restare sotto il 3% del rapporto deficit/pil anche nel 2014 e nel 2015. In questo modo la procedura d’infrazione sarebbe bloccata. Letta sta tentando di ottenere un rientro nel parametro più morbido. Basterebbe un mezzo punto (cioè star sotto il 3,5 invece che sotto il 3) per ricavare 7-8 miliardi. Ai francesi e agli spagnoli è già stato concesso un allungamento dei tempi, potranno rientrare entro due anni. Il nostro governo si domanda: perché a loro sì e a noi no? In realtà, purtroppo, una risposta a questa domanda esiste: perché l’entità del nostro debito è enorme, quest’anno arriveremo al 130% del pil. È come se una famiglia con un reddito di duemila euro al mese dovesse pagare ogni mese debiti per 2600 euro. La nostra ipotetica famiglia, in questo momento, sta chiedendo che il castelletto in banca le sia un po’ aumentato. Promette in cambio di mettersi in regola entro due anni.

• Supponiamo che questo slittamento dei termini ci sia concesso. Che cosa ne faremo di quei soldi?
Sulla base del discorso pronunciato lunedì dal presidente del Consiglio, la rimodulazione dell’Imu (facendo pagare di meno chi ha una sola casa o un reddito basso) vale 2,5 miliardi, il blocco dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, previsto dal primo luglio, 4 miliardi, la proroga delle detrazioni fiscali sulla casa (scadono il 30 giugno) 2 miliardi, il rifinanziamento della cassa integrazione 3 miliardi, il finanziamento delle 27 missioni militari all’estero 1 miliardo. Fa 12,5 miliardi. Ammesso che l’Europa ce ne metta sul tavolo otto, bisognerà trovarne altri 4,5. E stiamo parlando del solo 2012, perché tutti i provvedimenti in oggetto prolungano la loro efficacia anche negli anni successivi. Bisognerà trovare i soldi, cioè, anche per coprire il 2014, il 2015 eccetera. Tenga conto che allo stato attuale l’accordo fiscale prevede un rientro dal nostro debito a colpi da 40-50 miliardi l’anno. Non so come il nostro presidente del Consiglio riesca ancora a sorridere.

• Su tutto questo si inserisce la polemica politica. Sull’Imu, per esempio, Berlusconi...
Essendo questo un governo di larghe intese, che mette insieme i due nemici storici del teatro politico italiano, dobbiamo rassegnarci a un tira-e-molla continuo. In questo momento, per esempio, Berlusconi forza nella direzione-Imu, sostenendo che quel passaggio nel discorso di Letta è tutto merito del centro-destra. Una dichiarazione di Brunetta afferma che o si abolisce l’Imu sulla prima casa e si restituiscono gli importi già versati oppure il Pdl farà cadere il governo. Berlusconi si sente così forte dall’aver ribadito, ancora ieri, che vuole andar lui alla guida della Convenzione per le riforme. Sull’altro lato, la posizione è questa (l’ha sintetizzata magnificamente Repubblica, facendola sua): questo è un governo di poco momento, che deve cambiare la legge elettorale, fare qualche riforma e poi andare a casa. Non si può restare troppo a lungo con Berlusconi, bisogna andare a votare al più presto.

• Come si comporta, in questo frangente, il presidente del Consiglio?
Letta non ha detto che l’Imu sarà abolita. Ha solo detto che sarà congelata la rata di giugno per rimodulare la tassa secondo le raccomandazioni fatte anche dall’Europa (introdurre una progressività). Anche la storia che il governo deve dimettersi il prima possibile: l’introduzione della «verifica tra 18 mesi» relativa alle riforme istituzionali fa saltare la data delle elezioni europee, indicate fino ad ora come l’occasione per eleggere anche il nostro nuovo Parlamento. Insomma, il presidente del Consiglio, appoggiato in questo dal capo dello Stato, intende durare, manovrando abilmente tra la varie trappole che si preparano a tendergli sia da destra che da sinistra.