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 2013  aprile 30 Martedì calendario

Scomparso in Siria l’inviato della Stampa Quirico

• Dal 9 aprile, 21 giorni fa, non ci sono più notizie di Domenico Quirico, inviato della Stampa. Quirico, 62 anni, sempre in prima linea negli ultimi tempi, a seguire i paesi del Nord Africa durante la Primavera araba, è partito dall’Italia per Beirut, secondo la ricostruzione del suo giornale, venerdì 5 aprile. Una giornata nella capitale libanese e poi l’ingresso in Siria, nel pomeriggio del 6, quando da Torino gli è arrivata la notizia del rapimento di quattro giornalisti italiani (poi liberati) proprio in Siria, nella zona di Idlib. Ma non era lì stava andando, puntava verso Homs, area calda dei combattimenti. Lunedì 8 le ultime notizie alla famiglia, alla moglie Giulietta e alle figlie Eleonora e Metella. Prima un sms («tutto ok») e poi, a sera, una telefonata a casa, con una linea disturbatissima, per avvisarle che di lì a poco, per motivi di sicurezza in zone così pericolose, anche il suo telefono satellitare avrebbe smesso di funzionare. La Farnesina sarebbe stata avvisata il 15 aprile e il direttore Mario Calabresi spiega perché, d’accordo con la famiglia, sono passati questi giorni: «Siamo abituati ai silenzi di Domenico, che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l’ultima volta che era stato in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. Fanno parte del suo modo di muoversi e di lavorare...la sua strategia è viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni...». A quel punto, d’accordo con il ministero degli Esteri - anzi, probabilmente su input della Farnesina- , la scelta del silenzio: «Nell’ipotesi che potesse essere in una situazione di difficoltà e cercasse di uscire, ci è stato spiegato che era bene non dare visibilità alla persona».

• «Quirico è un inviato dalla penna lieve e ha esperienza da vendere. E sono state esperienze durissime. Rapito in Libia con tre colleghi se la cavò dopo due giorni, ma il loro autista fu ucciso e lui non volle tornare in Italia prima di aver fatto personalmente le condoglianze alla vedova. Ha girato il mondo raccontando guerre e rivoluzioni, rispetta le precauzioni più severe ma non si ferma davanti a nessun pericolo, per raccontare il lato oscuro del mondo. Era stato sotto le bombe ad Aleppo quando l’attacco era più duro e i colleghi si tenevano a distanza: “Vivo all’ospedale, camera 301. La guerra non la devo cercare, la guerra viene da me, ogni ora del giorno”». [Brera, Rep]