Rassegna, 24 aprile 2013
Parla l’attentatore di Boston: bombe per l’Islam
• «Abbiamo fatto tutto da soli, senza l’aiuto di gruppi internazionali, per difendere l’islam sotto attacco». Questo ha detto agli investigatori Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston sopravvissuto, dal suo letto di ospedale. Gli inquirenti pensano che sia andata così, ma tengono aperta la pista esterna, legata al viaggio che il fratello maggiore di Dzhokhar, Tamerlan, aveva fatto dal gennaio al luglio del 2012, in Dagestan e Cecenia. Il padre e la madre sostengono che andò a trovare i parenti, ma l’intelligence russa ritiene che abbia incontrato in almeno sei occasioni un noto estremista. [Mastrolilli, Sta]
• L’interrogatorio, gestito dagli agenti Fbi e Cia specializzati nel trattamento dei detenuti di alto valore strategico, è avvenuto domenica, quindi prima dell’incriminazione ufficiale arrivata lunedì. Questo significa che Dzhokhar non aveva un avvocato con cui concordare la difesa. Secondo le indiscrezioni trapelate, il ragazzo diciannovenne si è espresso scrivendo o con i gesti della testa, perché è ferito anche alla lingua e alla gola, dove si è sparato nel probabile tentativo di suicidarsi. Ha detto che il fratello maggiore aveva ideato l’attentato, per difendere l’islam sotto attacco e vendicare le guerre americane in Iraq e Afghanistan. Dzhokhar, però, ha negato qualsiasi collegamento o aiuto esterno: Tamerlan avrebbe radicalizzato le sue posizioni a Boston, soprattutto attraverso Internet, convincendo il fratello minore ad agire. I due avrebbero trovato in rete le informazioni per mettere insieme i loro ordigni nelle pentole a pressione, anche usando l’articolo di un sito vicino ad Al Qaeda «Inspire» che spiegava come «costruire una bomba in cucina». [Mastrolilli, Sta]