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 2013  febbraio 24 Domenica calendario

Biografia di Raffaele Diana

San Cipriano d’Aversa (Caserta) 16 settembre 1953. Camorrista. Arrestato il 3 maggio 2009
• «Il bunker di cemento ricavato in un sottoscala non è riuscito a proteggerlo. ”Chi siete?”, ha chiesto quando la polizia di Caserta ha cominciato a picconare il covo dove, oltre a fare un po´ di ginnastica, ingannava il tempo leggendo i vangeli, un libro su Padre Pio ma anche "Il Padrino" e "Il capo dei capi". ”Sono armato, ma mi arrendo. Non sparate”, ha detto Raffaele Diana (...) soprannominato "Rafilotto", esponente di primissimo piano del clan camorristico del Casalesi. La fuga del boss, ricercato per associazione camorristica e omicidio, condannato in appello all’ergastolo e capace di estendere i suoi affari in Emilia Romagna, è finita dopo cinque anni di latitanza nel cuore di Casal di Principe. Gli agenti della squadra mobile di Caserta diretti dal vicequestore Rodolfo Ruperti, entrati in azione d’intesa con il questore di Caserta Guido Longo e con il pool della Procura di Napoli, lo hanno scovato in un nascondiglio dove Diana custodiva due pistole pronte a far fuoco, ma anche libri religiosi e attrezzi da palestra. (...) Nella gerarchia della cosca raccontata nelle pagine di Gomorra, Diana viene collocato appena un gradino al di sotto degli altri due superlatitanti, Antonio Iovine e Michele Zagaria» [Dario Del Porto, ”la Repubblica” 4/5/2009]
• «Era ricercato dal 2004, da quando, godendo di un permesso premio, si diede alla macchia. Lo chiamano ”Rafilotto”, questo omone condannato in secondo grado al carcere a vita nell’ambito del processo Spartacus. Modi cortesi da imprenditore, ma mano di chi la pistola sa come impugnarla: la sua carriera criminale incominciò negli anni Ottanta, sotto l’ala protettiva di Antonio Bardellino. Ma il suo apprendistato fu rapido. Tanto che partecipò in prima persona alla caccia ai parenti prossimi del padrino di San Cipriano d’Aversa (ucciso - si dice - in Brasile e mai più ritrovato). Paride Salzillo, nipote di Bardellino, fu il primo a cadere. Era il 26 maggio del 1988: venne attirato in trappola e strangolato col filo di una caciotta, a quell’appuntamento coi suoi carnefici Paride doveva arrivare col fratello, scampato solo per un caso alla morte. Il sopravvissuto era Antonio, ucciso il sei marzo 2009 in un agguato nel Casertano. Proprio il processo Spartacus accerterà, sia in primo che in secondo grado, la partecipazione di Diana anche all’eliminazione di Pagano, Mennillo, Orsi, e Gagliardi avvenuta il 22 aprile del 1989 a Casal di Principe, nel quadro di un regolamento di conti con dei ”cutoliani” da poco ritornati nel paese di provenienza. Le manette si strinsero ai suoi polsi il 13 dicembre 1990, nell’operazione che passò agli annali come il ”blitz di Santa Lucia”. Con lui furono ammanettati camorristi di rango come Francesco Schiavone detto ”Sandokan” e Francesco Bidognetti detto ”Cicciotto 'e mezzanotte”. Raffaele Diana venne ben presto scarcerato. La difesa degli arrestati riuscì a dimostrare che quello interrotta dalle forze dell'ordine non era un summit di camorra, ma bensì un'innocente partita a carte. Risale agli Anni 90 il suo soggiorno obbligato nel Modenese. Ed è proprio lì che Diana trova terreno fertile per sviluppare le sue doti manageriali. Organizza un giro di estorsioni e relative punizioni per gli imprenditori che avevano avuto il coraggio di disobbedire agli ordini della camorra: è tutto scritto nelle migliaia di pagine delle ordinanze a carico suo e dei suoi stretti familiari. Arrestato nell’ambito dell’operazione Zeus, fu condannato a sette anni e mezzo di reclusione, ma nel 2004 ottenne quel permesso premio che gli permise di far perdere le tracce» [Antonio De Lorenzo, ”La Stampa” 4/5/2009]