Comandini, 3 luglio 1871
• Alle 5 ½ il Re esce dal Quirinale in vettura, monta a cavallo alla Villa Medici e, seguito da un brillante Stato Maggiore, si reca al Pincio, dove passa in rivista la Guardia Nazionale di Roma e della provincia
• Alle 5 ½ il Re esce dal Quirinale in vettura, monta a cavallo alla Villa Medici e, seguito da un brillante Stato Maggiore, si reca al Pincio, dove passa in rivista la Guardia Nazionale di Roma e della provincia. Riceve poi la Deputazione provinciale di Roma, e dice: «Si è compiuta l’unità italiana con Roma capitale, non senza gravi ostacoli, e vi resteremo. Per ora non c’è nulla da temere, ma se per l’avvenire vi fosse qualche nube, saremo forti bastantemente. Spero molto nel popolo romano». Dopo avere lodato la Guardia Nazionale, il Re soggiunge: «Roma è una grande città, ma bisogna migliorare le strade, occorre molta industria e lavoro perchè Roma sia una città mondiale». Il Re riceve nella giornata anche le deputazioni di vari Comuni, nonché la Giunta municipale e le deputazioni della Camera e del Senato, a tutte dicendo o parafrasando le storiche parole: «A Roma ci siamo e ci resteremo». Assai notata fra le bandiere dei Comuni quella portata da una deputazione di Trieste e dell’Istria con la scritta: «Romae matri - Tergesiae devotae».