13 novembre 1989
Tags : La svolta della Bolognina
Il giorno dopo la svolta della Bolognina
• La prima pagina dell’Unità titola a sei colonne «Il giorno di Modrov. La Repubblica democratica tedesca elegge un nuovo premier». Solo in basso si trova il titolo: «Occhetto ai veterani della Resistenza: dobbiamo inventare strade nuove», ma è nell’occhiello: «A chi chiede se il Pci cambierà nome, risponde: Tutto è possibile» [Leggi qui l’articolo di Dondi sull’Unità].
• Massimo D’Alema, direttore dell’Unità, arriva in ufficio con un graffio sulla guancia. Glielo ha fatto la figlia, irritata nel sentirlo litigare con la mamma, contrarissima a cambiare nome al partito. [Letizia Paolozzi e Alberto Leiss, Voci dal quotidiano: l’Unità da Ingrao a Veltroni]. «Ero direttore dell’Unità quando mi arrivò la notizia della svolta della Bolognina. Telefonai a mio padre, che mi disse di sostenere la posizione di Occhetto». [La Storia siamo Noi]
• Occhetto discute la svolta con la Direzione del partito e chiede che il Pci promuova una «fase costituente sulla cui base far vivere una forza politica che, in quanto nuova, cambia anche il nome».
• Il presidente della Commissione centrale di garanzia del Pci Giancarlo Pajetta si dichiara ostile alla svolta: «Io non mi vergogno di questo nome né della nostra storia, e non lo cambio per quello che hanno fatto quelli là (i comunisti dell’Est, ndr). Se cambiamo nome, cosa facciamo, il terzo partito socialista? Io dico soltanto che quando Longo mi mandò da Parri per costituire il comando del Cln, né Parri, né altri mi chiesero di cambiare nome, ma soltanto di combattere insieme». Ad Achille Occhetto: «Certo, quando nel ’17 si è arrampicato sulla sua autoblinda, Lenin non ha sentito nessuno: ma voleva fare la rivoluzione, e c’è riuscito. Tu, che cosa vuoi fare?».