16 giugno 2010
Tags : 20020130 Il delitto di Cogne
La Franzoni torna in aula
• Annamaria Franzoni è tornata in un’aula di tribunale a Torino, dove è accusata di calunnia nei confronti Ulisse Guichardaz, il vicino di casa che aveva indicato come l’assassino del piccolo Sammy.
• Arriva senza manette ma sotto braccio ad una agente carceraria, appare un po’ ingrassata, ha i capelli più lunghi, indossa una paio di jeans, una polo blu, scarpe da ginnastica bianche. Sorride al marito, Stefano Lorenzi, seduto due banchi dietro, bacia il suo avvocato Paola Savio e accenna un saluto con la mano sinistra alle sorelle in ultima fila. Si siede davanti al giudice Giuseppe Arata e stringe la mano al pubblico ministero Paolo Ferrando. E quando quest’ ultimo le domanda: «Signora lei ha due figli, vero?», ad Annamaria scappa subito un «sì». Poi alza gli occhi e si corregge: «Tre. Tre figli». [Marco Bardono, Cds 17/6/2007]
• Annamaria aveva accusato il guardaparco subito dopo la condanna in primo grado, nell’ estate del 2004, con un esposto che il suo legale dell’ epoca, Carlo Taormina, presentò agli investigatori. «Non ho mai detto che è stato Ulisse a uccidere. Io volevo solo dare un’indicazione. Chi era con me mi ha illuso che sarebbe stato così». Insomma, Annamaria dice di provare «rabbia»: «Non ho mai letto la denuncia. Ricordo di aver firmato, alla presenza di Taormina ma non riconosco il documento perché non avevo interesse a leggerlo, non ho mai letto nessun atto. Non è vero quello che dice Taormina (la cui posizione fu archiviata) che quella denuncia io l’ avrei letta, riletta, riguardata». Eppure, «ancora oggi i miei genitori vedono in lui quella figura di bravo avvocato che è un po’ diversa da quella che ho io. Fui spinta a fare nomi». [Marco Bardono, Cds 17/6/2007]
• Annamaria riferisce una circostanza: «Taormina mi disse che aveva ricevuto un fax da Berlusconi nel quale il Presidente del Consiglio lo sollecitava a fare il nome del vero assassino. Io non ho mai visto quel fax – conclude Annamaria – ma conoscendo gli incarichi che ricopriva il mio legale non avevo motivo di dubitare che fosse tutto vero». [Marco Bardono, Cds 17/6/2007]
• Stefano Lorenzi: «Non ho potuto neppure abbracciarla – ha commentato il marito –, mi sembra davvero troppo, ma queste, mi dicono, sono le regole». [Marco Bardono, Cds 17/6/2007]