9 settembre 2004
Il matrimonio di Haji Al-Muhtadee Billah e Dayangku Sarah Binti Pengiran
Testo tratto da Laura Laurenzi, Il giorno più bello,
Rizzoli, Milano, 2008
Bandar Seri Begawan, 9 settembre 2004, giovedì
Sono almeno mille e sono tutti vestiti di nero. Il nero a un matrimonio: è una scelta obbligata, lo impone il protocollo di corte. Quando si sposa l’erede al trono, soltanto la famiglia del sultano può osare colori brillanti: […] si sposa il figlio del sultano del Brunei […]. Tra le foreste tropicali del Borneo […] si celebrano nozze costate, si favoleggia, cinque milioni di dollari.
Il silenzio è assoluto quando nell’immensa sala del Trono, interamente rivestita di foglie d’oro zecchino, fa il suo ingresso, ieratica, la sposa bambina. Dayangku Sarah Binti Pengiran Salleh Ab Rahaman ha soltanto 17 anni ed è un tesoro ambulante. […] Veste un pesante abito blu zaffiro a disegni geometrici bordato d’oro e incrostato di veri diamanti; un alto diadema di brillanti trattiene il velo, ma sembra piuttosto un manto, pesante e dell’identico punto di azzurro, che le scende fin quasi alle sopracciglia affinché neanche un singolo capello, secondo l’usanza islamica, sia impudicamente offerto alla vista. I polsi, il collo, le orecchie sono carichi di diamanti grandi come nocciole, ma il gioiello più sontuoso e più insolito è probabilmente il bouquet nuziale, bizzarro capolavoro di oreficeria: una rigogliosa cascata di fiori i cui petali e pistilli sono fatti di perle, platino e solitari.
La circonda un seguito di alte dignitarie di corte, mogli dei vizir, e uno stuolo di fanciulle velate che portano i sedici ceri del sultano, le insegne reali, vasi d’oro massiccio e d’argento e astucci con dentro foglie di betel, la pianta tropicale che la medicina ayurvedica riconosce come afrodisiaca e rende le gengive rosso sangue. La sposa prende posto su una delle due poltrone dorate sotto il baldacchino del sultano e aspetta con sguardo da geisha che arrivi colui che l’ha scelta.
Eccolo, preceduto dai portabandiera con i loro vessilli scarlatti: Haji Al-Muhtadee Billah, 30 anni, ha un’uniforme della stessa stoffa azzurra a disegni geometrici con cui è fatto l’abito della sposa, il petto carico di decorazioni-gioiello, medaglie, onorificenze tempestate di pietre preziose, come quella del supremo ordine del Crisantemo e il collare del Nilo. Dentro il cinturone d’oro sbalzato ha infilato il kriss da cerimonia, il pugnale malese originario di Giava con la doppia lama a biscia e l’impugnatura a ventiquattro carati. Porta in testa la kopiah berpisin, la corona degli sposi reali, alta e di foggia militare, in filigrana d’oro costellata di smeraldi, rubini e diamanti.
Il mufti, o gran sacerdote, lo conduce ai piedi del trono, davanti al sultano Hassanal Bolkiah, suo padre. Sono le undici e un quarto ed è questo il momento cruciale della cerimonia, […]: il sovrano, massima gerarchia religiosa, prende la mano destra del figlio e la tiene sollevata sopra la testa immobile della sposa in un gesto che è insieme di approvazione, protezione, benedizione.
[…] Gli sposi siedono uno accanto all’altra su due troni gemelli, […] la più nobile delle dame di corte proclama a gran voce i molti nomi e i nuovi titoli della principessa […].
L’officiante recita le preghiere del bersanding, [...]. Rimbombano diciannove colpi di cannone: è il segnale che la cerimonia è conclusa, il momento culminante di un festeggiamento che dura da due settimane. La sposa si alza e va a inchinarsi davanti al sultano e a sua moglie, e a baciare loro le mani in atto di sottomissione.
[…] Sono decine di migliaia […] i sudditi assiepati lungo le strade che il corteo percorre nel cuore di Bandar Seri Begawan, la capitale, lungo un itinerario di otto chilometri. L’interminabile processione di macchine, centotré berline, incede lentissima, […].
L’automobile che apre lo scenografico corteo è quella, rosso fuoco, del gran ciambellano di corte; la seconda è l’inenarrabile Rolls-Royce trasformata in carrozza su cui siedono, rialzati e benedicenti, gli sposi: i cerchioni delle ruote, i fregi barocchi, gli alettoni, le creste, lo stemma reale sul paraurti sono in oro massiccio; sull’auto scoperta è stata montata una predella sovrastata da un ampio baldacchino che protegge i due troni.
Riparerà gli sposi dal temporale improvviso che flagella il corteo: una burrasca di vento, quasi una tromba d’aria, […]. Ai due lati della berlina su cui siede il sultano, un’altra limousine cabrio spalmata d’oro con la scocca ispirata ai palmizi della giungla, incedono minacciose le sue guardie personali. Una muraglia umana: sono cinquanta, in uniforme bianca […].
A palazzo fervono i preparativi per il banchetto nuziale che si terrà domani, per oltre quattromila invitati: non potranno bere neppure un goccio di vino, nessun alcolico mentre assaporano crema di aragosta, cacciagione alla menta, manzo marinato alle erbe, pesce in agrodolce, gamberoni al burro di curry, pollo Kurma, fegato di bue Sambal, fettuccine glassate ai legumi, bavarese all’arancio e al mango. La famiglia reale mangerà su piatti d’oro massiccio, tutti gli altri con stoviglie placcate a ventiquattro carati.
[…] Quello del figlio del sultano non sembrerebbe un matrimonio d’amore: Haji Al-Muhtadee, che ha frequentato l’Emanuel School e il Magdalen College all’Università di Oxford sotto falso nome laureandosi in studi islamici e relazioni internazionali, è stato costretto dalla ragion di Stato ad abbandonare la sua fidanzata storica, rea di non avere neppure una goccia di sangue blu nelle vene. […] Lo scorso febbraio, nel giorno in cui ha compiuto 30 anni, gli è stata organizzata una festa con una notevole concentrazione di ragazze vergini purché aristocratiche, fra le quali il delfino ha fatto la sua scelta.
Non che Dayangku Sarah sia una principessa: sua madre è un’infermiera svizzera ma il padre appartiene a una famiglia della piccola nobiltà del Brunei. A 17 anni, nonostante i gioielli e gli ori che la ricoprono, sembra anche più giovane della sua età. Va ancora a scuola e pratica molti sport, in particolare roccia, vela e immersioni subacquee. […] quando può vestire all’occidentale ama molto gli abiti firmati, soprattutto Dior.
[…] Il 24 agosto c’è stata la domanda ufficiale di matrimonio e due giorni dopo sono cominciati i festeggiamenti. Il principe […] ha fatto consegnare alla fidanzata i suoi doni di nozze: stoffe, profumi, gioielli, che le sono stati recapitati a casa da venti bambini vestiti di bianco. Poi c’è stato il Nikah previsto dalla legge islamica: il solenne scambio di voti d’amore e fedeltà sotto la cupola d’oro della moschea intitolata a Omar Alii Saifuddin, noto come «la spada della religione», una delle più grandiose del Sud-Est asiatico.
Ieri sera nella sala del Trono, a palazzo, il rito dell’henné, nel gelo dell’aria condizionata. Il sultano era accompagnato da una processione di dodici dignitari incaricati di portare le insegne reali, il sacro ombrellino da cerimonia giallo con il puntale a ventiquattro carati, simbolo d’onore, pace e giustizia, lo scudo rotondo con incisi versetti del Corano, una lunga lancia acuminata, e infine il pedang tunggal, la sacra spada, che ha il fodero e l’impugnatura d’oro massiccio.
≤
Con un rotondo disegno geometrico, niente arabeschi, niente svolazzi floreali, il sovrano è il primo ad applicare l’henné sulle mani della sposa, sulle palme offerte in segno di preghiera e poi sui polpastrelli. Subito dopo tocca alla regina, Anak Saleha, al cui collo pende uno zaffiro grande come un uovo, e via via agli altri parenti del principe, […] poi a quelli della sposa.
Rizzoli, Milano, 2008
Bandar Seri Begawan, 9 settembre 2004, giovedì
Sono almeno mille e sono tutti vestiti di nero. Il nero a un matrimonio: è una scelta obbligata, lo impone il protocollo di corte. Quando si sposa l’erede al trono, soltanto la famiglia del sultano può osare colori brillanti: […] si sposa il figlio del sultano del Brunei […]. Tra le foreste tropicali del Borneo […] si celebrano nozze costate, si favoleggia, cinque milioni di dollari.
Il silenzio è assoluto quando nell’immensa sala del Trono, interamente rivestita di foglie d’oro zecchino, fa il suo ingresso, ieratica, la sposa bambina. Dayangku Sarah Binti Pengiran Salleh Ab Rahaman ha soltanto 17 anni ed è un tesoro ambulante. […] Veste un pesante abito blu zaffiro a disegni geometrici bordato d’oro e incrostato di veri diamanti; un alto diadema di brillanti trattiene il velo, ma sembra piuttosto un manto, pesante e dell’identico punto di azzurro, che le scende fin quasi alle sopracciglia affinché neanche un singolo capello, secondo l’usanza islamica, sia impudicamente offerto alla vista. I polsi, il collo, le orecchie sono carichi di diamanti grandi come nocciole, ma il gioiello più sontuoso e più insolito è probabilmente il bouquet nuziale, bizzarro capolavoro di oreficeria: una rigogliosa cascata di fiori i cui petali e pistilli sono fatti di perle, platino e solitari.
La circonda un seguito di alte dignitarie di corte, mogli dei vizir, e uno stuolo di fanciulle velate che portano i sedici ceri del sultano, le insegne reali, vasi d’oro massiccio e d’argento e astucci con dentro foglie di betel, la pianta tropicale che la medicina ayurvedica riconosce come afrodisiaca e rende le gengive rosso sangue. La sposa prende posto su una delle due poltrone dorate sotto il baldacchino del sultano e aspetta con sguardo da geisha che arrivi colui che l’ha scelta.
Eccolo, preceduto dai portabandiera con i loro vessilli scarlatti: Haji Al-Muhtadee Billah, 30 anni, ha un’uniforme della stessa stoffa azzurra a disegni geometrici con cui è fatto l’abito della sposa, il petto carico di decorazioni-gioiello, medaglie, onorificenze tempestate di pietre preziose, come quella del supremo ordine del Crisantemo e il collare del Nilo. Dentro il cinturone d’oro sbalzato ha infilato il kriss da cerimonia, il pugnale malese originario di Giava con la doppia lama a biscia e l’impugnatura a ventiquattro carati. Porta in testa la kopiah berpisin, la corona degli sposi reali, alta e di foggia militare, in filigrana d’oro costellata di smeraldi, rubini e diamanti.
Il mufti, o gran sacerdote, lo conduce ai piedi del trono, davanti al sultano Hassanal Bolkiah, suo padre. Sono le undici e un quarto ed è questo il momento cruciale della cerimonia, […]: il sovrano, massima gerarchia religiosa, prende la mano destra del figlio e la tiene sollevata sopra la testa immobile della sposa in un gesto che è insieme di approvazione, protezione, benedizione.
[…] Gli sposi siedono uno accanto all’altra su due troni gemelli, […] la più nobile delle dame di corte proclama a gran voce i molti nomi e i nuovi titoli della principessa […].
L’officiante recita le preghiere del bersanding, [...]. Rimbombano diciannove colpi di cannone: è il segnale che la cerimonia è conclusa, il momento culminante di un festeggiamento che dura da due settimane. La sposa si alza e va a inchinarsi davanti al sultano e a sua moglie, e a baciare loro le mani in atto di sottomissione.
[…] Sono decine di migliaia […] i sudditi assiepati lungo le strade che il corteo percorre nel cuore di Bandar Seri Begawan, la capitale, lungo un itinerario di otto chilometri. L’interminabile processione di macchine, centotré berline, incede lentissima, […].
L’automobile che apre lo scenografico corteo è quella, rosso fuoco, del gran ciambellano di corte; la seconda è l’inenarrabile Rolls-Royce trasformata in carrozza su cui siedono, rialzati e benedicenti, gli sposi: i cerchioni delle ruote, i fregi barocchi, gli alettoni, le creste, lo stemma reale sul paraurti sono in oro massiccio; sull’auto scoperta è stata montata una predella sovrastata da un ampio baldacchino che protegge i due troni.
Riparerà gli sposi dal temporale improvviso che flagella il corteo: una burrasca di vento, quasi una tromba d’aria, […]. Ai due lati della berlina su cui siede il sultano, un’altra limousine cabrio spalmata d’oro con la scocca ispirata ai palmizi della giungla, incedono minacciose le sue guardie personali. Una muraglia umana: sono cinquanta, in uniforme bianca […].
A palazzo fervono i preparativi per il banchetto nuziale che si terrà domani, per oltre quattromila invitati: non potranno bere neppure un goccio di vino, nessun alcolico mentre assaporano crema di aragosta, cacciagione alla menta, manzo marinato alle erbe, pesce in agrodolce, gamberoni al burro di curry, pollo Kurma, fegato di bue Sambal, fettuccine glassate ai legumi, bavarese all’arancio e al mango. La famiglia reale mangerà su piatti d’oro massiccio, tutti gli altri con stoviglie placcate a ventiquattro carati.
[…] Quello del figlio del sultano non sembrerebbe un matrimonio d’amore: Haji Al-Muhtadee, che ha frequentato l’Emanuel School e il Magdalen College all’Università di Oxford sotto falso nome laureandosi in studi islamici e relazioni internazionali, è stato costretto dalla ragion di Stato ad abbandonare la sua fidanzata storica, rea di non avere neppure una goccia di sangue blu nelle vene. […] Lo scorso febbraio, nel giorno in cui ha compiuto 30 anni, gli è stata organizzata una festa con una notevole concentrazione di ragazze vergini purché aristocratiche, fra le quali il delfino ha fatto la sua scelta.
Non che Dayangku Sarah sia una principessa: sua madre è un’infermiera svizzera ma il padre appartiene a una famiglia della piccola nobiltà del Brunei. A 17 anni, nonostante i gioielli e gli ori che la ricoprono, sembra anche più giovane della sua età. Va ancora a scuola e pratica molti sport, in particolare roccia, vela e immersioni subacquee. […] quando può vestire all’occidentale ama molto gli abiti firmati, soprattutto Dior.
[…] Il 24 agosto c’è stata la domanda ufficiale di matrimonio e due giorni dopo sono cominciati i festeggiamenti. Il principe […] ha fatto consegnare alla fidanzata i suoi doni di nozze: stoffe, profumi, gioielli, che le sono stati recapitati a casa da venti bambini vestiti di bianco. Poi c’è stato il Nikah previsto dalla legge islamica: il solenne scambio di voti d’amore e fedeltà sotto la cupola d’oro della moschea intitolata a Omar Alii Saifuddin, noto come «la spada della religione», una delle più grandiose del Sud-Est asiatico.
Ieri sera nella sala del Trono, a palazzo, il rito dell’henné, nel gelo dell’aria condizionata. Il sultano era accompagnato da una processione di dodici dignitari incaricati di portare le insegne reali, il sacro ombrellino da cerimonia giallo con il puntale a ventiquattro carati, simbolo d’onore, pace e giustizia, lo scudo rotondo con incisi versetti del Corano, una lunga lancia acuminata, e infine il pedang tunggal, la sacra spada, che ha il fodero e l’impugnatura d’oro massiccio.
≤
Con un rotondo disegno geometrico, niente arabeschi, niente svolazzi floreali, il sovrano è il primo ad applicare l’henné sulle mani della sposa, sulle palme offerte in segno di preghiera e poi sui polpastrelli. Subito dopo tocca alla regina, Anak Saleha, al cui collo pende uno zaffiro grande come un uovo, e via via agli altri parenti del principe, […] poi a quelli della sposa.
Laura Laurenzi