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 2012  ottobre 12 Venerdì calendario

Sette, 12 ottobre 2012 Succòt Sabato 16 ottobre 1943, terzo giorno di Succòt, la festa delle Capanne, dell’anno ebraico 5730

Sette, 12 ottobre 2012

Succòt Sabato 16 ottobre 1943, terzo giorno di Succòt, la festa delle Capanne, dell’anno ebraico 5730. La festa di Succòt dura sette giorni e ricorda i 40 anni di viaggio nel deserto del Sinai degli ebrei sotto la guida di Mosé dopo la liberazione degli schiavi d’Egitto.

Sabato nero Sabato 16 ottobre 1943, il Sabato nero di Roma.

Sorpresa «Tutti gli ebrei senza distinzione di nazionalità, età, sesso e condizioni dovranno essere trasferiti in Germania e ivi “liquidati”… Il successo dell’impresa dovrà essere assicurato mediante azione di sorpresa» (telegramma inviato il 24 settembre al colonnello Herbert Kappler da Berlino).

Celeste Celeste, che venerdì 15 ottobre 1943 arriva di corsa nel Ghetto. Viene da Trastevere, dove lavora a servizio da una signora, e questa poco prima ha visto la moglie di un carabiniere che le ha detto che il marito ha incontrato un tedesco con in mano una lista di 200 capi famiglia ebrei da portar via con i loro cari. Nessuno le crede.

Mamonni «Oh Dio, i mamonni!» (Letizia l’Occhialona, la prima a dare l’allarme verso le 5 del mattino del 16 ottobre 1943 vedendo arrivare le guardie, i mamonni in gergo giudaico-romanesco).

Il rastrellamento, iniziato alle 5.30 del mattino, si conclude verso le 13. La città è stata divisa dall’ufficiale tedesco Theo Dannecker in 26 recinti operativi: per ciascuno è adibito un camion, che va a fermarsi via via presso i portoni segnati sull’elenco. Di primo mattino, quando li trovano ancora chiusi, le SS se li fanno aprire dai poliziotti italiani. Alle 14, 1.259 persone sono ammassate nei locali del Collegio Militare, in via della Lungara: 363 uomini, 689 donne, 207 bambini. Alla fine, dopo alcuni controlli, restano in 1.022.

Soffio «Ho indicato in 1022 il numero dei deportati. Non ho incluso la bimba (o il bimbo) che Marcella Perugia Di Veroli ha dato alla luce all’alba del 17 ottobre al Collegio Militare. Ho preferito pensare che questo essere, innocente fra gli innocenti, sia entrato e uscito dalla vita in un soffio, quasi non contaminato dalla ferocia nazista» [Fausto Coen, 16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma, Giuntina]

Settimio Settimio Calò, di anni 45, ambulante, accanito fumatore, quella mattina era uscito presto perché sapeva che una certa tabaccheria a Monte Savello sarebbe stata rifornita di parecchie stecche e aveva lasciato la moglie, Clelia Frascati, dieci figli e un nipotino di dodici anni, Settimio Caviglia, figlio di una sorella, a dormire a casa. Stava ancora in fila a Monte Savello quando i tedeschi salirono le scale del numero 49 di Portico D’Ottavia, entrarono, portarono via tutta quella gente, sua moglie, i figli, il nipote. quando Calò fece ritorno, non c’erano che le stanze vuote. Si mise a correre, si ritrovò alla Lungara, stavano tutti lì quelli che avevano preso. Cercò di consegnarsi, ma una sentinella italiana lo fermò: «Vattene a matto! Che non lo sai che ti pigliano anche a te, se ti vedono?». La sorella di Settimio, saputa la notizia, si precipitò alla stazione Tiburtina, il figlio stava ammucchiato in una calca da spavento su un treno in partenza per la Polonia. Si affacciò al finestrino, scorse la madre e gridò, freddo: «A signo’, e vada a casa, no? Vada a casa, che ci ha l’altri bambini da cresce”. 

Sigarette Lazzaro Anticoli, di anni 63, portato con gli altri al Collegio Militare, che scopre una porticina laterale lasciata incustodita dai tedeschi, esce a cercare delle sigarette, fa un giro e poi ritorna.

Fiducia «Per quanto possa sembrare incredibile, prevaleva ancora una fiducia cieca che il peggio fosse evitabile, che tutto si risolvesse in un periodo trascorso in qualche campo di lavoro». (Stefano Fogli)

Sopravvissuti Il viaggio verso Auschwitz: sei giorni e sei notti. All’arrivo, il 23 ottobre, 839 persone finiscono subito nella camera a gas, gli altri nei campi di lavoro. A fine guerra saranno rimasti vivi in sedici, quindici uomini e una donna.

Lucrezia Dell’Arti