17 settembre 1994
Tags : Cronologia del pugilato italiano
Rosi ko: dopo cinque anni perde il titolo dei medi jr.
• A Las Vegas, Gianfranco Rosi perde per ko alla quarta ripresa contro lo statunitense Vincent Pettway e gli cede il titolo mondiale dei medi leggeri (Ibf) conquistato il 15 luglio 1989 (dodicesima difesa). A fine match il pugile umbro, ormai 37enne, confida: «La mia avventura si conclude qui, da oggi torno ad essere un uomo normale. Con una consolazione: la boxe mi ha dato tanto, ma anch’io ho dato molto alla boxe. Via io, si chiude un’era, l’era del pugilato dal volto umano, fatto di atmosfere positive, di valori umani, di allegria, di musica. Il titolo perso non conta. Conta la traccia che lascio, conta il fatto che io, da piccolo pugile italiano, sia diventato uno dei più forti del mondo: spero che qualcuno possa continuare su questa strada. Sei anni fa, quando fui schiantato da Don Curry, ero una formica di fronte a una montagna. Stavolta no: il match di Pettway è stato fortunato, e non parlo soltanto del colpo definitivo: in quel quarto round già non ero più io. Pettway ha pescato l’attimo vincente alla seconda ripresa: non ho visto quel diretto destro, sono andato giù, quando mi sono rialzato ho capito che l’avventura stava finendo. Che cosa è accaduto? Semplice: la macchina perfetta del mio corpo ha avuto una defaillance improvvisa. Colpa dell’età? Può darsi. Eppure stavo benissimo; eppure, in allenamento, non avevo mai avuto un segnale negativo. Forse stavo troppo bene: può sembrare paradossale, ma se ci pensate bene non lo è. E vorrei anche dire che, rispetto ad altri atleti, io ho costruito tutta la mia carriera sulla pulizia morale e fisica. Non mi sono mai drogato, e Dio sa quante volte avrei potuto farlo per reggere certi carichi di lavoro. Invece no: se fino a ieri avevo i tempi di lavoro di un diciottenne, è perché ho sempre interpretato il pugilato come una religione della fatica. Grazie al lavoro, e soltanto a quello, sono diventato campione mondiale, io che non sono un fuoriclasse, io che non ho avuto in dono il puro talento del pugile. Ecco come vorrei che fossi ricordato: come un uomo normale che, nel suo piccolo, ha messo k.o. la sua normalità». [Claudio Colombo, CdS 19/9/1994]