Rassegna, 9 ottobre 2012
Celentano torna a cantare in diretta tv, l’Arena di infiamma
• Il primo dei due concerti all’Arena di Verona di Adriano Celentano intitolati Rock Economy, in diretta su Canale 5, ha visto molte canzoni, tante pause e il tema della crisi affrontato con un brevissimo discorso e con l’intervento finale dell’economista Fitoussi. Racconta Moretti su Rep: «Quando poco dopo l’inizio dello show, da appassionato orologiaio qual è, Celentano a 74 anni manda indietro le lancette del tempo fino al ’56 e attacca con Rip it up mimando i movimenti di Bill Haley (un po’ meno molleggiato di allora e vincolato al gobbo elettronico), riannoda magicamente il filo della sua vita fino a ritrovarsi diciassettenne in periferia a Milano. In quel sogno di periferia c’era lo stesso anelito di bellezza che ispira ora la scenografia di Rock Economy: un borgo antico, sembra di essere tornati in via Gluck, c’è il bar, l’osteria con i tavolini fuori, un cortile in cui si accede da un ampio portico. Ma la periferia si è degradata, la distanza tra i ricchi e i poveri s’è fatta abissale, lo ricordano le frasi tratte dai testi degli economisti Rifkin e Latouche. Il rumore prodotto dagli elicotteri lascia il posto al ritmo incalzante di Svalutation, Celentano la scrisse e la cantò nel ’71 ma quarant’anni dopo è il perfetto sigillo iniziale per Rock Economy».
• In apertura Cristina Bianchino del Tg5 e l’attore Valerio Amoruso hanno letto passi scelti da Latouche e Rifkin, economisti che esprimono idee che coincidono con quelle di Celentano. «Sono cose che Adriano dice da 40 anni», aveva spiegato Claudia mori prima del concerto. Passi che dicono che bisogna organizzare la decrescita, «perché di più non è uguale a meglio», passi contro «l’obbiettivo insensato della crescita per la crescita, la felicità non può essere misurata con il Pil», «perché è l’economia che genera la povertà». Sogna una «società nella quale l’economia è rimessa al proprio posto, come mezzo, non come meta ultima». E ancora: «Lo sviluppo e l’economia sono il problema e non la soluzione»; «Basta con la folle corsa al consumo». Con appello finale a una perequazione dei salari. [Franco, Cds]